Il turismo in Sicilia e l'inglese
Nella regione dove non ci sono occhi per piangere c’è un profluvio di lingua ‘nglisi. E perciò via con “Steering Commitee”, “Market coverage”, “Avaitability growing”
Gian Antonio Stella, perfido, sforna una pagina perfetta ieri sul Corriere della Sera e sul tema proposto – la Sicilia che getta i soldi per la gestione del turismo – scova un dettaglio. Con la ghiotta concupiscenza del lupo vecchio ne scova uno che la dice lunga, lunghissima, sul tic rivelatore del belato culturalista: il tic linguistico. Nella Sicilia dove non ci sono occhi per piangere c’è un profluvio di lingua ‘nglisi. E perciò via con “Steering Commitee”, “Market coverage”, “Avaitability growing” che non è il magnifico intercalare – avaja! – ma un’altra tra le orlate fuffe del nulla regionale offerte dal dossier dell’Assessorato del Turismo siciliano recante il titolo “Destination Management Organization.” Considerato che il capo ufficio stampa dell’assessore è un genio di assoluto livello, ed è Luigi Pulvirenti – dominus dello Zeitgeist etneo – viene da pensare che l’abbia fatto apposta a condire così il papello per fare finire il suo pupillo sui giornali. Ma il dettaglio evidenziato dal perfido Stella squilla a prescindere dalla sulfuree strategie di comunicazione del Pulvirenti, ed è nel nome dello stesso assessore: Anthony. E’ nientemeno che Anthony Barbagallo, subito ribattezzato “Entoni” dal grande inviato il quale, giustamente, così riconosce la smagliante modernità di un orizzonte antropologico, quello di Sicilia, che sull’onomastica non teme nessun confronto. E perciò via con Jessica Falsaperla, Sue Ellen Pappalardo, Samantha Lanzafame e Alyssa Giuffrida. Tutte prime al traguardo del cuore di Entoni.
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