Un ciù ciù di nostalgia
Quando è il cielo a imitare la terra
C’era una nuvola chiacchierona, ieri, sul cielo del Gargano. Se ne correva per la strada sua ma non la smetteva di canzonare – dall’alto – le sassaie e ogni singolo masso rimasto giù tra i bozzi di terra brulla. Faceva le imitazioni, la nuvola, giocava al modo dei mimi replicando sulla tavolozza tutta azzurrognola ogni singola scheggia dei costoni sbriciolatesi tra i tratturi e le camionabili lungo le colline. E tutto il pietrisco stampato in terra trovava l’esatto ricalco nell’atmosfera come a disegnare la trapunta di un manto. Ecco, dunque, il suo perché. Tutto il suo borbottare, alle pietre, era un seminare nostalgia. Non la smetteva, la nuvola, col suo ciù ciù continuo per poi fare di sé un ghirigoro di cirri, di cumuli, di fiocchi e di nodi, e sempre a imitazione delle rocche. E proprio per farne un manto. Poi fu che dalla sua grotta sul monte Elio se ne uscì Michele, l’Arcangelo, e ogni piccola goccia di ghiaia calcarea allora, si unì alla pienezza delle parole dorate. Discorrendo della pesante felicità che, sola, riesce a reggere la terra quando se ne sale in cielo.
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