Sfregiato dalla menzogna di un sorriso
Il giocoliere era lì, attento sognatore, nella speranza d'indovinare il suo passaggio
Ammalato d’amore, un giocoliere, se ne stava al semaforo dell’Aurelia dove da sempre raccatta spicci dagli automobilisti fermi al rosso. E il giocoliere, sempre sperando d’indovinare il passaggio di lei – una maliarda alla guida di una vettura sportiva – agognando d’indovinare ancora la menzogna infertale da lei, giocava la sua più dolorosa finzione: quella che da sempre si porta in petto specie quando fa i prodigi di abilità con le sfere e il cappello suo, degno del tè delle cinque. Ed era giusto l’ora della tazza fumante – ieri, nel pomeriggio di Roma – quando all’incrocio di piazza Irnerio, con l’aria sua distratta di cacciatrice d’anime, passò lei che li consuma peggio che cioccolatini gli uomini come lui, attenti sognatori, creduloni come solo i disgraziati costretti all’arte sanno esserlo. E passando da lì, lei ebbe a sorridere al giocoliere ma solo per fredda gentilezza, per non riuscire a capire perché mai sul petto lui sbagliasse tutte le menzogne. E indovinare solo il verde: quello che ancora una volta se la portava via. Per lasciarlo solo, con lo sfregio di un sorriso.
Il Foglio sportivo - in corpore sano