In una notte sumera, il Lupo si rivolse alla Luna
Cicalazadè viene travolto dalla tempesta
Arrivava come il vento, Lilith, ieri. Scompigliava i capelli, i suoi stessi, e dalla nuca mostrava il prodigio del proprio nome in forma di ali con cui far volare lui – Cicalazadè – nella notte sumera. Lui ebbe ad accogliere la tempesta della sua sfacciata bellezza e con una tazza di caffè caldo in mano, con intorno la torma guerriera di Gilgames, ebbe a smarrirsi come davanti al travolgente enigma ipnotico di Sfinge. Sempre avvinto alla dolce malia di Luna ebbe a sfogliare con Lilith – vestita di solo splendore – il “Faust”, per essere pronto e così inoltrarsi nella rapace Valpurga di lei, la Lupa. Il vento portò la Luce del Mattino. E fu allora che il Lupo disse – “tu!” – alla Luna.
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