Smarrito tra le braccia di Luna
Era lì che cantava e Lupo la vide in cima al mondo
Con l’inizio della luce dell’alba, attardandosi, Luna, istruiva Lupo sui principi primi. E sugli ultimi. Come se le parole fossero venute da un albero o da una roccia, turbandolo, lo traeva a se arruffandogli i cespi di ricci in testa. Versava in lui le visioni, e i brividi prossimi alla poesia. Strumento di grazia – tornata in cima al mondo – Luna ebbe a cantare, ma non da se stessa, il nome di Bontà. “Irrompe nella solitudine il pensiero di te”, disse il Lupo. E fu così che si rifugiò tra le braccia di Luna. Fu così che chiuse gli occhi. E fu così che si smarrì. Per ritrovarsi come un cirro arruffato – ancora tra acqua e argilla – tra le dita di Luna. Tutta di viva luce. E Abbandono.
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