Il fiore d'autunno e la scadenza dei sogni
“Mi sono accorto della felicità dal gran freddo che ho avuto dopo, quando se n’è andata via”
La fata dell’Acacia se ne stava ieri in disparte tra le strade della città di Luna nella sera tutta di malinconia. Fissava un fiore d’autunno sbucato chissà come. Vi cercava tra i pistilli un orologio, una clessidra, o comunque un cronometro, trappola di tutto il tic tac dei sogni senza scadenza. Al sorgere di stamattina, la Fata, avvicinava al bocciolo l’orecchio come per carpirne il segreto della tristezza di Lupo. Petalo dopo petalo, il fiore sfiorì. Ma le parlò: “Mi sono accorto della felicità dal gran freddo che ho avuto dopo, quando se n’è andata via”.
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