Il Natale e gli anni di niente
Ci sono tante di quelle scadenze, tante di quelle tasse, tanto di grande crisi addosso ai padri di famiglia che un Buon Natale in direzione di un buono Natale da passare – una pausa di sazia serenità – suona come una beffa
Ci sono tante di quelle scadenze, tante di quelle tasse, tanto di grande crisi addosso ai padri di famiglia che un Buon Natale in direzione di un buono Natale da passare – una pausa di sazia serenità – suona come una beffa. Chi lavora non ha reddito, chi ha reddito lo nasconde, ogni atto di dignità paga pegno all’altare del fotti compagno e l’avvio di dicembre – con tutte le cose che si dovevano fare nei mesi scorsi e mai più si faranno – comincia con lo scricchiolio delle porte chiuse. Il Natale, si sa, porta tutti in paese e Carmelo mi ha detto – leggendo il rapporto Ance, l’associazione dei costruttori edili – che la tabella urla il novanta per
cento di lavoro in meno. Due miliardi di lavori già decretati, per quel che riguarda solo il paese, ma fermi da un anno e mezzo. Il famoso Patto per il Sud. Si scavalla dicembre e gli anni di niente saranno già due.
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