Gli occhi Luna abbassati sul volto del cosmo
Lupo si portava – col suo fuoco al petto – nella città di Nike, e non proprio tra le strade e le piazze, ma più fuori, dove il lungo molo radunava a sé l’acqua di tutti i mari
Abbassava gli occhi Luna, ieri, sul volto del cosmo. Metteva il muso come quando un castello di sabbia fa il suo saluto d’addio. Lupo si portava – col suo fuoco al petto – nella città di Nike, e non proprio tra le strade e le piazze, ma più fuori, dove il lungo molo radunava a sé l’acqua di tutti i mari. Una rada, quella, che dava a lei i mille soavi fili di seta che amano molte cose e dividono il loro amore mentre per lui – impaziente di battaglie – l’onda azzurra chiusa tra le mura era lo scudo per la sua armata: tutta un’alberatura levata nell’aria, come una foresta di sfavillii. Alzava gli occhi, Luna, e trovava lo sguardo di Lupo. E i mille soavi fili di seta diventavano un unico cenno. Di vento e malia.
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