Il sonno disturbato di Lupo
Senza pace con se stesso, andava al balcone per respirare la notte, prima che Luna lo raggiungesse. E sbocciò il giorno
Non prendeva sonno, ieri, Lupo. Era nella sua casa in via Etnea, a Catania, l’alba tardava e senza pace con se stesso lasciava il letto e andava al balcone per respirare la notte e cercare sulla volta del cielo un segno, anche nel buio. Baluginò per lui – ma come un tenue lampo – il manto di neve su Etna mentre Luna, senza le zampe di Lupo a cingerla, ebbe a svegliarsi nel soprassalto di assenza e volle raggiungerlo. Affacciati – entrambi – senza neppure volerlo respirarono la primavera che stava in agguato a Villa Bellini ma nascosta anche nei vasi alle finestre e così nei rampicanti dei cortili. E sui graticci dei terrazzi. Tutto gelsomino, manco a dirlo. E fu che col giorno sbocciò un tappeto: un tappeto dei tappeti del Paradiso.
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