Unica, sorprendente e non abituale. Luna
Non si disvela, serba l'ulteriore, non è mai ovvia perché non c'è ombra di ovvio in lei. E Lupo lo sa
La sua unicità. Non quello che è comune agli altri, quello che gli altri vedono e l’idea che gli altri si fanno – di Luna – quando lei sbuca, appare (e anche quando vuole sparire). Il suo iniziare a essere. E non ciò che viene aggiunto. La sua non disvelatezza, il suo serbare l’ulteriore. E non l’ovvietà perché – e Lupo lo sa – non c’è ombra di ovvio in lei. La sua pienezza, dunque. E non certo il vuoto. E non ciò che è astrazione, distanza, separatezza. Ciò che è più raro, lei. Non ciò che è corrente, banale. A volte se ne va per le foreste, Luna, guidando la SL argento cui affida il rombante annuncio dell’eterno ritorno dell’uguale. Ciò che è più sorprendente, lei. Non ciò che è più abituale. La sua vicinanza, infine (e nulla, e niente, e nessuno è vicino come lei, più vicina di qualsiasi cosa vicina). Come il suo bacio.
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