Quel vagabondo trampolino chiamato Etna
Scende a mare, si muove nottetempo e come una chioccia tiene sotto i suoi pulcini. Altro che fumo, chiedere alla sacrissima Agata
Etna, il vulcano più imponente in Europa, se ne scende a mare. Valentina Cofini, esperta di scienze ctonie, ci dirà presto la sua in tema di dottrina (per così dare degno compimento imaginale alla notizia che impegna Efesto in queste ore) ma che il vulcano abbia deciso di mettere i piedi in spiaggia, sullo Jonio precisamente, non è discussione da fare coi millimetri – 14 ogni anno, pari a un metro e rotti ogni cento anni dice il Bulletin of Volcanology – ma con la materia propria dei Cieli e del Cosmo.
Vagabonda nottetempo il vulcano Etna. E così – come fa lui – fanno Aci, Galatea e i Ciclopi insieme ai pesciolini che comunque si sentono parenti degli uccelli che volano tra le nuvole: “Siamo cuginetti”, dicono (a dimostrazione che i pesci, muti non sono). Come una chioccia che si tiene sotto i suoi pulcini è la montagna di Etna, e quel pennacchio svolazzante parallelo al mare, non è solo fumo, è un trampolino. Da dove Agata, sacrissima – ogni mattina – prende la sua rincorsa e si tuffa.
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