La tipica trattenuta eleganza di Ares
Adattava la sua pazienza al disturbo di dover guardare delle schifezze
Aveva la tipica trattenuta eleganza, ieri, Ares, mentre adattava la sua pazienza al disturbo di dover guardare delle schifezze. Doveva farsene una ragione – e perfino fare i complimenti – e a chi gli offriva prelibatezze nei piatti quadrati, quelli propri del gusto ordinario, e ne diceva meraviglie. Come fosse il servizio buono dell’Olimpo e dirne meraviglie. Tutto ciò quando in sosta verso il Pollino, scorgendo oltre il finestrone della stazione di servizio la terra ben rossa lavorata al modo dell’aratro, ebbe a commuoversi indovinandovi – tra i germogli – la promessa di una stagione sontuosa. Quella del regolamento dei conti. Non erano certo frasche quelle che s’apprestavano a sbucare tra le zolle, ma querce, tutte dai rami intrecciati, e poi ancora i lecci. Per diventare boschi in cui darsi alla macchia e lì attendere il ritorno. Di tutto ciò che è ignoto. Per l’ignoto. Per la notte di Valpurga consumatasi ieri notte.
Il Foglio sportivo - in corpore sano