Un giardino in cerchio
Come a trovare un prisma di rimandi dalla terra al cielo e poi tornare giù
Un giardino in cerchio dentro a un cerchio (per poi trovare un altro cerchio fino a specchiarsi in cento cerchi nello svaporare dei caffè, così era): come a trovare un prisma di rimandi dalla terra al cielo e poi tornare giù e rifulgere di mirto, di rose, di pomelie e di specchi d’acqua. Così – in uno schiocco di dita, quelle di McPharpharel – ebbe a diventare piazza Mazzini, a Roma, ieri, mentre Charlotte e Wolfgang sperimentavano la verticalità (irraggiungibile per le ombre ma vera e propria via regia nel darsi, ritrovarsi e prendersi di quei due, quasi ologrammi di una dimenticanza). “Che pensano mai di fare nel regno di maggio”, dicevano di loro i capistruttura Rai di passaggio – tutti brontoloni – “se poi lui come la vampa sta sotto al vetro, e lei, nudo cristallo, spampana le fiamme fino a farne un incendio che cammina?”.
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