Anche Dioniso ieri metteva da parte le passioni sfrenate
Era “la donna più bella che il sole dalla luce d’oro abbia mai illuminato” e Dioniso, ieri – nessuno può crederci, non importa – era Wolfgang
Nessuno può crederci, non importa, ma ieri – così come la moltitudine dei credenti sulla terra – anche Dioniso metteva da parte le passioni sfrenate. E osservava il digiuno. Attardandosi a sistemare nel vano portaoggetti della sua SL Mercedes blu le ampolle in cristallo di Boemia coi filtri di Afrodite, Dioniso, volgeva in dolcezza se stesso. Il ragazzo forgiato col Tirso salutava quindi le sirene alate rimaste nella plaga di flauti e sospiri del Regno di Persefone, si metteva alla guida, partiva e così specchiava sul parabrezza – tutto di vivida luce, come nell’acqua serena di un lago si disegna il volo degli aironi – tutto di sé. La sua figura riflessa chiamava intorno all’auto i cigni, e dallo spartitraffico della statale ionica si affacciavano – come per versarsi a lui – le rose, i gelsomini, le peonie e l’amore di Charlotte. Era “la donna più bella che il sole dalla luce d’oro abbia mai illuminato” e Dioniso, ieri – nessuno può crederci, non importa – era Wolfgang.
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