Il Maestro e Margherita a Roma
Cosa ne potete sapere voi dell’amore che colpisce e vi lascia inerti, come una cosa inutile, sul marciapiede
Cosa ne potete sapere voi, diceva il Maestro, di un bandito che vi si para davanti quando mai e poi mai ve la potete aspettare un sorpresa così, vi blocca, punta la sua pistola – il suo sorriso, la luce dei suoi occhi, il volto suo sempre sognato – e vi dice: “Come stai?”. Non lo potete sapere, continuava a dire il Maestro, ma è l’amore diventato sogno e che non torna più. L’amore che non amerà mai. L’amore che colpisce e vi lascia inerti – come una cosa inutile – sul marciapiede. Come l’altrieri ebbe a fare Margherita col Maestro fermandolo lungo un viale di Prati, a Roma, con Woland sul tetto del Palazzaccio che se ne stava a vedere la scena sfogliando Puskin, a farsene scrupolo e a urlare: “Maestro, dammi retta, pretendo che adesso tu mi sorrida, ecco, così!”.
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