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Averroè, rappresentato da Andrea di Bonaiuto in Santa Maria Novella, Firenze
Il gelsomino di Meister Eckhart, e il cosmo che ci viene incontro
“La vita è nella sua essenza rimanente, identica a se stessa”, spiegava ieri Charlotte
L’uomo che è un animale politico è anche, unicamente, un essere storico “anzi”, spiegava ieri Meister Eckhart al balcone innaffiando il suo gelsomino, “la sua storicità lo rende uomo”. Il cosmo intorno a noi, gli argomentava Averroè dal ballatoio sul cortile, a Donnalucata “non è vita storica sebbene discontinua sia la propria costituzione d’essere nella riproduzione dell’identico”. Giusto, è così affermava Charlotte, sopraggiungendo, mentre adagiava sul sedile posteriore della propria auto il suo raccolto di lavanda in fiore: “La vita è nella sua essenza rimanente, identica a se stessa”. Charlotte quindi prendeva due spighe di lavanda, le spezzava nello stelo a misura del Commento, e le donava ai due maestri a modo di segnalibro. Di tutto il profumo intorno, invece, ne faceva mondo per tenerlo tra le dita per poi donarlo a Wolfgang. Seduta alla guida, stava in attesa di vederlo nel retrovisore. Ed era, il suo sguardo, uno specchio che rifletteva qualcosa di sempre nascosto nello specchio: “Tutto in questo mondo”, mormorava a se stessa lei nell’apparire di lui, “vuole venirci incontro, tutto”.
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