Il culmine di ogni complicità è il delitto
Ogni storia d’amore si conduce all’eroica civetteria della fine
Il culmine di ogni complicità è il delitto. Non si tratta di scegliere arredi o rigatoni a cena, ogni storia d’amore si conduce all’eroica civetteria della fine. Due amanti maledetti – uno dei due sembra Riccardo III impersonato da Carmelo Bene – si macchiano di un orrendo delitto. Lei, una giovane e bellissima vedova, su richiesta di lui uccide. La Giustizia porta entrambi al patibolo. Il giorno della morte, lei, “vestita d’un nero elegantissimo, passando accanto al suo compagno (prima le signore), lascia cadere ai suoi piedi un guanto”. L’eroica civetteria della fine inscena l’immaginario. La vita non è che un surrogato dell’esistenza, un trasloco stordente di sentimenti stipati nell’anima, “il primo dei quali a pungere, è la gelosia”, diceva ieri Platone, arrivato a Siracusa per le tragedie: ogni donna esclude la donna, perché da ognuna si richiede tutto ciò che spetta al suo essere donna.
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