Rimandare a domani
Mefistofele porge l’attimo e lui, Wolfgang, se lo inguatta nella cartella dell’immaginazione
Era fatto per essere immaginato Wolfgang. Già di suo era così. Come quando ci si ritrova ritratti in un acquarello del pittoresco. Un foglio adatto a darlo via tra i souvenir. Pur sempre un appunto, uno schizzo, per ravvivare l’immaginazione. Ma come un cartone cui rimandare a domani e a mai più l’appuntamento col corniciaio. Non se ne fa mai un quadro da appendere al muro - sempre così finisce - piuttosto una cosa tra le cose mai più immaginate. Come fa sempre Wolfgang con l’opera sua. Solletica la passione sfinita di Mefistofele, ed è qualcosa di più di un vezzo, di un capriccio di pioggia nel pieno giugno, è la scienza esatta della messa in scena. Quello gli porge l’attimo e lui, se lo inguatta nella cartella dell’immaginazione. Il Diavolo protesta pure ma Wolfgang, ecco, neppure più se lo immagina. Rimanda a un altro giorno l’appuntamento col corniciaio.
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