Le tenebre
Maestro dichiarava la sostanzialità del buio e negava la negazione di qualunque soggetto congiunto, come la parola notte
Chi dice che le tenebre sono, pone la cosa affermando ma chi dice, al contrario “che non sono, negando la toglie”. Così obiettava ieri Woland dal suo cavallo a dondolo – passava il suo tempo al Parco dell’Agraria, a Catanzaro – ma non se ne capacitava Maestro aggirandosi nella circonferenza aurea dell’Anello di Staccioli. Non capiva. Da lì teneva a bada il diavolaccio sempre intabarrato come fosse a febbraio e da lì, Maestro, dichiarava la sostanzialità del buio e negava la negazione di qualunque soggetto congiunto – come la parola notte – che si può perfino toccare, palpare o custodire in petto. Esattamente come la sera che gli si suscita addosso dal tempo in cui non ha più avuto negli occhi Margherita. Senza di lei, padrona delle foglie di gelso, nutrimento dei bachi, solo questo capiva. Non aveva la seta, Maestro, non aveva che tenebra. Non aveva il telaio con cui tessere il prato d’oro e le miniere di gemme, il suo respiro che fu.
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