Tutto quello che manca al Milan: la dorsale
Senza fürher non si vince e alla prima avversità si trema come d'autunno sugli alberi le foglie. Ci mancano i capi dei tre reparti che formano la catena verticale, l'ossatura di una squadra. A scorrere le foto segnaletiche della stagione non ne vedo: né tre, né due e nemmeno uno, al più mezzo, quando scende dal letto con il piede giusto e non litiga con la bellissima moglie. Serve a poco essere aggressivi come maiali, meglio ancora come scrofe, la definizione di gioco maschio data da Eziolino Capuano è da preferirsi nettamente allo smosciante fare intensità del vocabolario bergomiano-valliano. Se non c'è la dorsale, prima o poi arriva il momento in cui si perdono le distanze e i tempi di gestione. Siccome i grandi campioni costano troppo, facciamo come la volpe e diciamo che non ci servono. Ma tre menti lucide in corpi cattivi e infaticabili, sì: non signorini grandi firme, gente come i Migliaccio di ieri, i Vecino e gli Allan di oggi. Coprirebbero quel rumore sinistro di crac che si avverte pure in televisione e dà il via all'affanno, alla disillusione e alle mazzate.
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