Guardando il Milan non si sa a che santo votarsi
Ci sono momenti in cui uno non sa se votarsi a padre Gabriele Amorth, a Marco Bellocchio, a Fausto Bertinotti o a Massimo Fagioli, altri in cui nemmeno i quattro riuniti basterebbero. Per mezz'ora mente intorpidita e anima impaurita, quelli sono in dieci e non solo pareggiano dannato Berardi ma giocano molto meglio, viene da pensare che ai tempi di Inzaghi almeno fino all'infausto Natale si divertivano e ci divertivamo. Non siamo a quel livello, arranchiamo ancora: e nonostante la guida di un ex difensore d'acciaio (Stalin?) come Sinisa, prendiamo gol da saltafossi, portieri giovani e meno giovani, fa lo stesso, si piazzano tutti sulla linea di porta e vanno a caccia di farfalle, se poi per segnare due gol ci vogliono venti tiri in porta (meno male), un rigore (meno malissimo), e un batti e ribatti di dieci minuti, si può capire la frustrazione. Il presidente ha virato al centro: a quelli del Sassuolo ha detto che erano stati padroni del gioco e non meritavano di perdere, ai nostri che meritavano di vincere. Sugli spalti striscioni che manco a Forza Italia: “Un allenatore che a parole si è dimostrato un grande sergente ma nello spogliatoio e sul campo non ha cambiato niente” “Presidente da quest'anno hai altre 150 milioni di motivazioni per licenziare chi usa i tuoi soldi per comprare bidoni”. E contro Galliani, “più che condor piccione spennato”. Domani ancora in campo, arriva il Chievo e saranno quasi minchie di lago. Amen.
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