Che vittoria contro la Fiorentina di governo. Ma le chiappe le stringiamo comunque
Sono pregnant, fecondato dall’emozione della prima vendetta. Non è normale deprimersi e gioire in così poco tempo, il calcio ormai è speedball e i tifosi ha meno memoria di Silvio Berlusconi e Renato Brunetta messi assieme. La squadra di palazzo Chigi è stata visibilmente loffia, annunciava belle intenzioni che non manteneva. Ho stretto lo stesso le chiappe, non sai mai, una spinta in area, una punizione sbilenca, un colpo di stinco. Alla vigilia le parole del presidente che dicono abbiano restituito fiducia all’ambiente, a me avevano dato soltanto fastidio, pensiero unico manageriale, va bene l’anno della misericordia ma c’è un limite anche al buonismo. Poi invece il due a zero: ho temuto che il Boa lo sbagliasse, aveva fatto la cosa più difficile e poteva pure impappinarsi all’ultimo istante, è ancora a corto di condizione, non fa più capriole senza appoggi a terra come un tempo e infatti per poco non sbuccia la palla sotto la pressione del difensore in recupero. E’ andata. E ora è tutto un attendere. Altre vendette, per dire tra quindici giorni c’è un appuntamento che la grida davvero, a settembre fummo fatti fessi da un tiraccio di quelli che ci provi dieci volte e nove finisci in curva. Aspettiamo poi che qualcosa di importante venga a ridare calore allo stadio freddo e vuoto. Dicono che questo del River Plate sia l’esterno sinistro più forte del continente, ha quasi lo stesso nome di Messi e un cognome da pasticcere, però ha pure una certa età ed è molto meno bravo a difendere che ad attaccare: Leonel Vangioni, vous avez dit?
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