Derby e fioretti
E’ andata così. Lei: mica vorrai ancora sfinirmi con il calcio. Ma sei matta è il derby, dobbiamo vendicarci. Ma chi se ne frega, non sei di Milano e non ci vivi. Ma sono lo stesso circondato da interisti, gufi e soloni pronti allo sberleffo, non sai quanti ce ne sono, persino al Foglio. Lei: voglio vedere Turner, me lo sono perso quando uscì nella sale. Ma scusa registralo. No, registra tu la tua fottuta partita. Breve schermaglia. Dico tra me e me che nel discorso amoroso bisogna essere duttili, saper cedere, la generosità è anche un piacere e spesso paga. Vado al computer, i siti di streaming sono stati oscurati. Così mi siedo sul divano accanto a lei con auricolare e radio, come quando ero ragazzo e la domenica si stava incollati a “Tutto il calcio minuto per minuto”. In televisione scorrono le immagini di un attore goffo che sembra bravo anche se il film è di una noia cosmica. Ciò nonostante non ribollo di risentimento verso l’amata, ho la forza tranquilla di chi ha fatto un fioretto e fida nella ricompensa ora e su questa terra. Ascolto e immagino, il campo e le azioni li proietto nella mente, la concentrazione è alta e i radiocronisti aiutano a mantenerla tale, sono bravi, si sente la tradizione di una grande scuola. Quando fischiano un rigore a favore dei nerazzurri, ho appena un fremito, subito la voce degli astri mi conforta, vedrai che lo sbaglia, meriti tu la vittoria e non loro un fottutissimo scalcagnato pareggio. Poi il secondo gol. Mi volto verso di lei e le faccio un cenno con due dita. Non capisce. Segniamo ancora. Gliene mostro tre, come tre pallini, ma lei dorme, si è punita da sola con questo goffo signore che continua a ravanare tra le sottane di ogni fantesca che gli passi accanto, d’altronde la pittura non ha mai portato bene al cinema. Lei va a letto. Della partita so già tutto, ma non è vero che solo la diretta dà emozioni. La mia solitaria, personalissima partita in notturna me la sono goduta, profondamente goduta. Fino alla fine.
Il Foglio sportivo - in corpore sano