La vita malinconica di chi vince per culo
Altro che consolidamento della forza e possesso di schemi ormai mandati a memoria. Contro il Torino abbiamo vinto per culo. Perché sulle nostre magliette svettava, stampata, la firma autografa e taumaturgica del presidente dei trent'anni, con la S e la B così accurate che sembrano scritte con il normografo, tonde e panciute a misura di un ego che sembra non averne, di misure. Abbiamo superato l’ostacolo Toro ma è pallida e femminile vendetta rispetto all’andata. Abbiamo subìto per quasi quaranta minuti e non ci sarebbe stato nulla da obiettare se avessimo preso un paio di pappine: se l’infausto evento non si è verificato è per la loro dabbenaggine, la loro precipitazione e l’angolatura surreale di alcuni loro piedi. Nell’ultimo quarto ci hanno interrato nella nostra area e aspettavo il momento topico in cui mi sarebbe toccato stringere le chiappe come un tempo.
Comunque l’importante era vincere. Lui dice essendo anche “padroni del giuoco”. Ma il nostro gioco non è fare triangolazioni, dai e vai in area, passaggi verticali filtranti che aprono le difese come carne in scatola: è stare stretti, aggrappati l’uno all’altro, provare a rubare palla e poi ripartire, un tempo si chiamava contropiede, era il marchio di un’altra squadra allenata da Helenio taca la bala e con Jair e Domenghini che sgroppavano come cavalli gobbi, non è vero che a vincere così sono buoni tutti, occorre comunque una difesa d’acciaio ma a noi comunque non è mai piaciuto. Meglio dunque la vittoria senza gioco, allo spizzo confuso come i due rimpalli che ci hanno consentito di pareggiare a Napoli e di vincere questo sabato.
Solo che vincono anche gli altri, quelli che stanno davanti. A cominciare dalla Roma che sembra rinata. Abbiamo rosicchiato terreno ai cugini: non stanno molto bene, ma sempre avanti stanno, sia pure di un solo punto. Ne consegue che sesti eravamo e sesti siamo. Ogni giornata che passa è un’opportunità in meno, come un amore lasciato pigramente perdere. Di quelle prove che alla lunga rendono la vita malinconica.
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