Da milanista dico: complimenti gobbi malefici
Per novanta minuti gli ho detto di tutto. Gobbi malefici, cornuti, culi rotti, piagnoni, dopati agli steroidi che oggi fate pure i testimonial di integratori, femmine randellatrici, lungagnoni impresentabili, ipocriti, “farsi ppiù de Giuda Scarola” come si dice a Roma: allora pigliate pesate e incartate ‘sta craniata brasiliana e infilatevela dove sapete.
Da tempo non avevamo l’impressione tanto viva che ce la potessimo fare, c’era partita, eravamo liberi dalla cappa della rassegnazione, dal complesso d’inferiorità, allora il tifo non è più solo questione di attaccamento alla maglia, diventa attivo, è partecipa del movimento sul campo e per questo non può non nutrirsi di insulti: seduto, in piedi, girando attorno alla poltrona, imprechi. Contro tutti. Contro il nostro che fa una cosa sopraffina, si gira e calcia nell’angolo in appena cinquanta centimetri, contro il mostro che ci arriva, contro l’altro nostro che è lesto a recuperare ma anziché sfondare rete e portiere spara sulla traversa e poi fa un disperato tuffo per buttarla dentro con la mano, maledizione.
Era già successo un primo patatrac, i soliti polli dormienti avevano mandato in rete un pesce stocco di un metro e novantaquattro che è letale nelle sponde ma di suo non potrebbe segnare nemmeno con una matita. Il secondo era nell’aria: si vedeva pure dalla tribuna che la traiettoria di quel cross era pericolosa e che il loro nero, che normalmente caracolla e dondola e si specchia invece di correre, questa volta ci sarebbe arrivato e avrebbe fatto sfracelli. Senti allora che il sipario è calato, quest’anno raramente per non dire mai siamo riusciti a risalire la china.
Ti dici che è giusto così, che sono davvero più forti, all’inizio della stagione stavano dieci punti sotto e oggi ventisette sopra, non si fanno cose così se non si ha qualcosa che gli altri non hanno. Non il gioco, non i campioni, non l’intelligenza né l’armonia del collettivo: come in politica, è il carattere che fa la differenza e forgia il destino. Loro hanno un senso di sé che noi non abbiamo avuto nemmeno quando eravamo padroni del mondo. Allora mi tocca pure dire, sibilando fra i denti, complimenti Juventus.
Il Foglio sportivo - in corpore sano