Il Cile ricomincia un'altra volta
È la foto che per i cileni è diventata il simbolo della voglia di ricominciare. Un artigiano di Pelluhe, un villaggio sulla costa spazzato via dallo tsunami, che dalle rovine della sua casa è riuscito a salvare solo una bandiera
I cileni dicono che sono stati anche i terremoti a determinare quel carattere nazionale così diverso dallo stereotipo indolente dei latino-americani, e che ne fa una sorta di “prussiani” del Sudamerica.
Il terremoto di Chillán del 24 gennaio 1939 fu quello che provocò il maggior numero di vittime: 30.000. Fu in quella tragica occasione che Salvador Allende conobbe in mezzo ad altri sfollati Ortensia Bussi
L’ultimo grande terremoto era stato quello di Valdivia del 22 maggio 1960, che provocò 3000. Alcuni giornalisti italiani furono molto critici verso la gestione dei mondiali di calcio del 1962.
I Cileni dicono che è per colpa dei terremoti se il patrimonio storico nazionale è così scarso. Le immagini dei danni al Museo di Arte Contemporanea di Santiago ne sono un’ulteriore conferma.
Proprio in seguito a questa storia il Cile conta con la legislazione anti-sismica più antica del mondo dopo quella californiana, con la prima legge risalente al 1928.
La città più danneggiata è stata però Concepción, la metropoli del Sud.
In particolare, grave è stato lo scandalo del Condominio Alto Río, che era stato pubblicizzato come locazione di lusso, e che invece era stato costruito su una falda freatica non adattata.
Concepción è anche la città in cui l’ordine pubblico è scappato di manoa tal punto da farla paragonare all’atterrita sindaco Jacqueline van Rysselberghe a una “Sodoma e Gomorra”.
Il terremoto di Santiago del 13 maggio 1647 uccise un quarto della popolazione della città. Secondo le cronache, restarono in piedi solo tre mura di edifici religiosi: uno di essi, che sosteneva la statua del “Cristo de Mayo”.
Alcune immagini del Cile colpito dal sisma pochi giorni fa e dei terremoti del passato.