Tango a Buenos Aires

    "Dove saranno quelli che passarono
    lasciando all'epica un episodio,
    un mito al tempo, e che senza odio,
    lucro o passione d'amore si accoltellarono?
    Li cerco nella leggenda, nell'ultima
    brace che, come una incerta rosa,
    custodisce qualcosa di quella plebe valorosa
    dei Corrales e di Balvanera.
    Quali oscuri vicoli o quale ermo
    dell'altro mondo abiterà la dura
    ombra di quella che era una ombra oscura,
    Muraña, quel coltello di Palermo?
    […] Una mitologia di pugnali
    lentamente si annulla dimenticata;
    una canzone di gesta s'è perduta
    in sordide notizie criminali.
    C'è altra brace, altra incandescente rosa
    nella cenere che li serba interi;
    là stanno in superbi accoltellatori
    e il peso della spada silenziosa.
    Benchè la spada ostile o quell'altra spada,
    il tempo, li persero nel fango,
    oggi, più in là del tempo e della sciagurata
    morte, quei morti vivono nel tango.
    […] Quella raffica, il tango, quella diavoleria,
    gli anni affannati sfida;
    fatto di polvere e tempo, l'uomo dura
    meno della leggera melodia,
    che solo è tempo. Il tango crea un buio
    passato irreale che in qualche modo è certo,
    un ricordo che non può esser distrutto
    lottando, in un cantone del suburbio".

    Jorge Luis Borges, Il Tango, 1964