Ancora scontri in Turchia, tre vittime

    E' salito a tre il numero dei morti nelle proteste anti-governative in Turchia che nella notte hanno fatto registrare scontri isolati a Istanbul e in altre città. Un attivista dell'opposizione di 22 anni è deceduto nella notte in ospedale dopo esser stato ferito alla testa ad Antakya, vicino al confine con la Siria. Il giovane è stato centrato alla testa da un proiettile che secondo testimoni sarebbe partito da un blindato della polizia. Intanto è iniziato lo sciopero generale di 48 ore proclamato dalla Confederazione dei sindacati dei lavoratori del pubblico impiego (Kesk), una sigla di sinistra forte di 240.000 iscritti, per protestare contro la brutale repressione delle proteste. A Istanbul ci sono stati scontri nella notte a Besiktas, poi la polizia ha lasciato che i manifestanti raggiungessero Piazza Taksim. All'alba, però, gli agenti hanno nuovamente caricato ed eretto barricate di gomma per bloccare le strade lungo il Bosforo e isolare la piazza. Giovani attivisti di sinistra hanno sventolato bandiere rosse e nere con striscioni che chiedono al premier Recep Tayyp Erdogan di dimettersi avvertendo chwe "comunque vada, indietro non si torna". La terza vittima della rivolta si chiamava Abdullah Comert ed era un militante del movimento giovanile del Partito repubblicano popolare (Chp), la principale forza d'opposizione laica al governo filo-islamico di Erdogan. Nell'ultimo messaggio postato su Facebook il giovane raccontava di aver dormito per cinque ore nelle ultime tre notti e di essere disposto a morire per salvare il suo Paese. In precedenza aveva perso la vita un manifestante investito da un taxi a Istanbul e di un altro centrato da un proiettile ad Ankara era stata dichiarata "la morte cerebrale". Al bilancio va aggiunta una manifestante in coma dopo essere stata colpita da un lacrimogeno. Secondo il governo, la rivolta ha fatto 160 feriti tra i poliziotti e 60 tra i civili, ma per l'associazione dei medici turchi i feriti sono 2.500 soltanto tra Istanbul e Ankara.