Bosnia e Serbia richiedono aiuti internazionali per alluvione. Pericolo mine inesplose

    La Serbia e la Bosnia hanno chiesto aiuti internazionali per le operazioni di soccorso nelle aree devastate dalle violente inondazioni. Con le acque che cominiciano a ritirarsi, i pericoli infatti continuano a permanere non solo per il rischio di frane e di nuove inondazioni, ma anche per la minaccia costituita dalle mine inesplose rimaste disseminate in Bosnia dai tempi della guerra nell'ex Jugoslavia.

    Il ministro per i rifugiati bosniaco, Adil Osmanovic, ha
    definito le inondazioni, provocate dalle piogge torrenziali dei giorni scorsi, una "catastrofe". Intanto nei due paesi si continuano a contare le vittime, che secondo stime ancora provvisorie, sono oltre 45. Sono 20 i corpi recuperati a Doboj, nel nord della Bosnia, e almeno altri sette in altre zone del paese. Nella cittadina serba di Obrenovac, vicino a Belgrado, sono stati recuperati 12 corpi. Il primo ministro serbo, Aleksandar Vucic, ha detto che nel paese le vittime sono al momento 15, ma il bilancio potrebbe salire.

    Alle operazioni di soccorso stanno partecipando elicotteri dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e della Russia per evacuare le persone dalle aeree piu' colpite. La situazione è particolarmente grave in Bosnia, dove circa un milione di persone, oltre un quarto della popolazione, vive nelle zone devastate. Oltre alle oltre 2mila frane che si sono avute nel paese, preoccupano le quasi 120mila mine inesplose in oltre 9400 campi indicati da segnaletica. Ma ora la forze delle acque ha divelto i cartelli ed in alcuni casi anche smosso le mine.