Il declino demografico italiano, spiegato in 12 slide dal prof. Blangiardo
60.685.487 residenti al 31 agosto 2015 (ultimo dato disponibile, 110.125 in meno rispetto al 1.1.2015) – Se le tendenze espresse dai dati sul movimento anagrafico che l’Istat rende disponibile, in via provvisoria, per i primi otto mesi del 2015 troveranno conferma nel corrispondente resoconto annuo, la popolazione residente in Italia subirà un calo di dimensioni straordinarie. Al forte deficit sul piano del saldo naturale andrà verosimilmente ad affiancarsi un apporto del tutto marginale, quand’ancora positivo, da parte dei movimenti migratori. Tutto ciò finirà per tradursi in una perdita di circa 150mila abitanti nell’arco di dodici mesi di un’annata che, come tutto lascia intendere, sembra destinata a regalarci un panorama demografico con nuovi e non sempre invidiabili record.
Italia – popolazione prevista al 9 ottobre 2041
150mila residenti in meno – Con un saldo naturale sempre più in deficit e un supporto migratorio sempre meno significativo, il bilancio demografico del 2015 attesta l’immagine di un paese che sembra destinato a sperimentare un forte calo del numero di residenti. La stima per l’intero anno 2015 è di circa 150 mila unità in meno. Occorre ricordare che per quasi un secolo non si era mai registrata, leggendo la dinamica della popolazione del nostro paese, una variazione di segno negativo, men che meno di tali proporzioni. Occorre risalire al triennio 1916-1918 per trovare – sommando le drammatiche conseguenze della Grande Guerra agli effetti non meno letali dell’epidemia “spagnola” – un calo di dimensioni quasi comparabili .
Avanza l’esercito dei “grandi vecchi” – Secondo stime che recepiscono le tenenze attuali e tengono conto della struttura per sesso ed età della popolazione , il numero di residenti con almeno 95 anni di età, oggi di poco superiore a 100mila unità, potrà raggiungere il mezzo milione tra circa vent’anni e superare il milione attorno alla metà di questo secolo. Se ne intuiscono gli impatti sul sistema sanitario e più in generale sul welfare.
…con un apporto migratorio netto del tutto modesto – Oltre a ciò i dati del 2015 ci regalano, pur nei limiti della loro parziale copertura temporale, anche l’immagine della drastica caduta del contributo netto dei movimenti migratori, stimabile al più nell’ordine di 20-30 mila unità per l’intero anno. Un fenomeno che in epoca recente era sino a dieci volte più rilevante e che deve il suo ridimensionamento sia alla minore attrattività dell’Italia nel panorama della mobilità internazionale (escludendo doverosamente sbarchi e transiti), sia alla crescente “fuga” di nostri connazionali (spesso giovani) alla ricerca di nuove opportunità e migliori soddisfazioni oltre confine.
Nonostante i limiti della tanto criticata legge n.91 del 1992 ci sono state in Italia 130mila acquisizioni di cittadinanza nel corso del 2014 che hanno fatto seguito alle 100mila del 2013. Circa un quarto hanno riguardato soggetti in età inferiore a 15 anni. A legge invariata si stimano per il prossimo quindicennio flussi di passaggio alla cittadinanza nell’ordine di 150-200mila unità annue.
Per la prima volta meno di 500mila nati… – Estrapolando le tendenze osservate nei primi otto mesi del 2015, si prospetta per l’intero anno una stima di 489mila nati. Il 2015 dovrebbe dunque “migliorare” il primato del minimo assoluto di natalità nella storia del paese (stabilito nel 2014 con 503mila unità) segnando la discesa oltre la soglia simbolica del mezzo milione di nati.
Nelle valutazioni su futuro di un paese che oggi ha già quasi 6 milioni di stranieri va messa in conto la crescente presenza delle “seconde generazioni”. La gran parte dei giovani tuttora presenti in Italia vi sono nati o sono giunti da bambini/adolescenti
…e una sorprendente crescita dei decessi – In parallelo i decessi hanno subìto, obbedendo a logiche inattese e tuttora da approfondire, una brusca impennata, tale da accreditare l’ipotesi di un altro record: quello della più alta crescita del numero di morti in un anno non perturbato da eventi bellici. La conseguenza di tali dinamiche è il pesante aggravio del deficit naturale, che già è stato negativo per 96mila unità nel 2014. Nel 2015 si stima infatti un saldo naturale negativo nell’ordine di 170-180 mia unità, un ulteriore valore da primato (superato unicamente nel biennio 1917-1918) da inserire nel curriculum di una popolazione che va rivelandosi sempre meno vitale
E l’Europa? Secondo Eurostat il contributo netto delle migrazione per il complesso della popolazione dell’Unione europea a 28 stati tra il 2013 e il 2030 può variare da 15,6 milioni (annualmente 920 mila unità in più in media) a 19,5 milioni (1,15 milioni annualmente). L’opzione “migrazioni zero” significherebbe una popolazione di 499 milioni nel 2030 e un ulteriore riduzione a 399 milioni dopo altri 50 anni.
Il fenomeno dei giovani “persi” – Fonte: Istat, Audizione del Presidente dell’Istat al Senato della Repubblica – Comitato per le questioni degli Italiani all’Estero , Roma 13 giugno 2013
Si riduce il potenziale di forza lavoro – Pur introducendo un consistente contributo netto da parte dei flussi migratori (per altro da rivedere alla luce delle tendenze più recenti), gli scenari prospettati da Eurostat mostrano come il deficit nel «ricambio generazionale» darebbe luogo a progressive riduzioni del totale della popolazione in età attiva. Senza l’apporto migratorio la dimensione del calo potrebbe variare tra 500mila e 1,5 milioni in ogni quinquennio dei prossimi trent’anni.