Perché le strategie d'intelligence contro i foreign fighter stanno fallendo
Nonostante i tentativi dell’intelligence di tutta Europa di arginare il fenomeno dei foreign fighter, il numero dei guerrieri che si uniscono allo Stato islamico in Siria e Iraq è in costante e preoccupante aumento – e con esso, il numero dei jihadisti che torna in occidente dai luoghi del cosiddetto Califfato. Il Soufan Group, agenzia americana fondata dall’ex agente dell’Fbi Ali Soufan che fornisce servizi di intelligence e sicurezza a governi e istituzioni internazionali, ha pubblicato a dicembre 2015 un report ricco di dati da cui si deduce l’insufficienza delle misure adottate finora per evitare la partenza di nuovi guerrieri islamisti. Il Soufan Group aveva pubblicato un primo report sui foreign fighter nel giugno 2014, quando il fenomeno era ancora agli inizi, stimando che dodicimila guerrieri fossero partiti per Siria e Iraq da 81 paesi. Da allora i governi e le istituzioni di sicurezza di mezzo mondo si sono mobilitati per arginare il fenomeno, e la parola “foreign fighter” è entrata nel vocabolario comune. Ma nonostante gli sforzi, a dicembre erano tra i 27 e i 31 mila i guerrieri che si sono uniti allo Stato islamico, provenienti da 86 paesi. E’ importante notare che il numero dei foreign fighter partiti dall’Europa occidentale è più che raddoppiato dal giugno 2014, segno che le operazioni dei governi francese, inglese, belga hanno avuto risultati scarsi, mentre le partenze dall’America sono rimaste invariate. L’aumento più importante è quello dalla Russia e dai paesi dell’Asia centrale, in cui i foreign fighter sono aumentati del 300 per cento. Le capacità di reclutamento dei terroristi inoltre sono diventate più localizzate, e nei paesi interessati si sono formati dei focolai da cui lo Stato islamico pesca le sue reclute: in Europa il più famoso è Molenbeek, a Bruxelles. Ma la statistica più inquietante è forse quella dei ritorni: circa il 20-30 per cento dei foreign fighter partiti torna nei territori d’origine, e questa è una sfida enorme per le agenzie d’intelligence europee.
Grafici del Soufan Group