Sanità e ricerca. Chiude la campagna della lista Lorenzin
Riformare il titolo V per una sanità più omogenea a livello nazionale, investire per rendere la ricerca un polo d’attrazione che possa trattenere in Italia i giovani ricercatori. A Spazio Tritone la ricetta di Giulio Maira e Pierluigi Borghini
“Il nostro made in Italy è la salute”. Si raccoglie in questa battuta il senso della candidatura di Giulio Maira alla Camera dei Deputati con la Lista civica popolare di Beatrice Lorenzin. Il professore, neurochirurgo conosciuto in Italia e all’estero, in questo mese di serrati impegni elettorali si è diviso tra conferenze scientifiche, il delicato mestiere di medico e una campagna in cui è rimasto una voce fuori dal coro. Per poi concludere la campagna ieri sera allo Spazio Espositivo Tritone della Fondazione Sorgente Group in un incontro moderato dal giornalista del Foglio Nicola Imberti.
Maira, che ha diviso la scena con il “collega” Pierluigi Borghini, capolista di lista alla Regione Lazio, ha usato ancora una volta toni moderati, ma non per questo meno appassionati. Crede fermamente nella ricerca, nella sanità e nella formazione come strumenti che il singolo ha a disposizione per trovare il proprio posto nel mondo, ma anche come leve di crescita per il paese: “Se si smettesse di considerare la sanità italiana un peso piuttosto che un investimento a lungo termine, allora avremmo un polo d’attrazione per pazienti da ogni parte del mondo” – ha sostenuto il neurochirurgo. “La sanità italiana è la migliore al mondo, ma la mancanza di investimenti e attenzione da parte dello stato mette a repentaglio alcune strutture pur molto valide, costringendo il Sud Italia a una posizione subalterna, incrementando l’esodo dei giovani ricercatori all’estero”. La ricetta di Maira, oltre ad auspicare una politica attenta, ha presentato soluzioni ben più radicali, come il “rating” delle aziende sanitarie che premierebbe solo le organizzazioni più valide, epurando i cattivi dirigenti. Questo potrebbe finalmente introdurre un sistema di valutazione meritocratica, svincolata dalla politica, in grado di rivalutare le eccellenze poco conosciute. “Perdere giovani menti che emigrano dal Sud al Nord o, ancora peggio, verso paesi stranieri, è un danno economico oltre che intellettuale. Solo coinvolgendo i privati si può garantire ricchezza al sistema”. Maira ha ricordato un progetto che sta portando avanti insieme a Sorgente Group di Valter Mainetti, un connubio pubblico-privato per una struttura sanitaria per pazienti non autosufficienti con malattie neurodegenerative o in coma prolungato. Uno degli strumenti per favorire il cambiamento è la modifica del Titolo V, per avocare allo Stato i poteri relativi ad alcune materie, con cui si porrebbe fine, ad esempio, alle discrepanze locali del sistema sanitario italiano. Per Maira, che ha collaborato per anni con il ministero della Salute, dove ha avuto modo di conoscere il ministro Lorenzin che lo ha poi scelto, la politica sembra essere un approdo naturale. “Da anni assieme a mia moglie Carla abbiamo fatto, in un certo senso, politica attraverso la nostra fondazione Atena Onlus. Abbiamo portato la prevenzione tra le classi disagiate delle periferie romane, diffuso messaggi contro l’uso di stupefacenti nelle scuole (tema non più trattato), oltre che dedicare risorse alla ricerca”.
Chi invece per la politica è un volto noto è Pierluigi Borghini, ingegnere e industriale che ha un passato in associazioni di settore e grandi imprese italiane. Borghini, già candidato alle comunali contro Rutelli, ha parlato delle sue battaglie politiche degli ultimi anni, prima fra tutti il progetto della fibra ottica “open fiber” che ha portato all’apertura di tanti cantieri, poi la proposta di trasformare alcuni impianti a carbone di vecchia generazione in impianti di energia a partire dai rifiuti. Grazie a questa tecnologia, si potrebbero risparmiare spese di smaltimento che Borghini stima in 140 miliardi di euro circa in sette anni. Da candidato alle regionali, Borghini punterà anche al progetto di adeguamento delle ferrovie secondarie, mettendo a frutto l’investimento già stanziato dal Cipe di 900 milioni di euro. Importante, inoltre, tornare a considerare l’investimento nel mattone come una voce di crescita e non una cassa alla quale attingere attraverso un carico fiscale eccessivo. Tra i temi irrisolti della vecchia gestione della Regione Lazio c’è infine il piano paesaggistico, per il quale mancano, secondo il candidato, linee concrete in grado di tutelare il territorio ma garantirne anche lo sviluppo. A fine incontro Borghini ha inoltre ricordato gli argomenti sui quali si sono sempre infranti i buoni propositi degli amministratori locali romani e laziali: la gestione del Tevere con il suo risanamento, il porto di Roma ormai commissariato. L’approccio di Borghini, e in finale della lista Lorenzin, sarà quello di fare da cerniera tra le forze politiche che vorranno collaborare alla crescita, estremisti esclusi naturalmente.