Io, assenteista fisso

Maurizio Milani
Dispiace dirlo, perché sembra di mancare di rispetto ai dipendenti pubblici, ma come ragazzo mi sono sempre imboscato sul lavoro, sia sotto il pubblico sia sotto il privato. Ho iniziato a fare il cretino sul posto di lavoro a 19 anni. Lavoravo per una cooperativa (bianca) di facchinaggio.

Dispiace dirlo, perché sembra di mancare di rispetto ai dipendenti pubblici, ma come ragazzo mi sono sempre imboscato sul lavoro, sia sotto il pubblico sia sotto il privato. Ho iniziato a fare il cretino sul posto di lavoro a 19 anni. Lavoravo per una cooperativa (bianca) di facchinaggio. Con altri colleghi avevo preso il vizio di mettere vicino all’orologio marcatempo il seguente cartello: “Ai signori camionisti: siamo al laghetto di fianco al capannone a pescare, se avete bisogno venite a chiamarci. Se fate la spia con il caporeparto vi facciamo aspettare due giorni. Che poi il caporeparto lo sa, è qui anche lui. Firmato: Facchini organizzati comitato di lotta (ultras Inter)”. Chi non veniva a pescare per motivi etici, andava per funghi. Alla sera se si trovavano distanti dalla portineria non timbravano nemmeno l’uscita, scavalcavano il muretto della ditta. In pratica facevamo gli orari che volevamo. Chi rimaneva nel capannone si imboscava andando a dormire in mezzo ai bancali, dove era impossibile scoprire la tana di un imboscato.

 

Nell’imboscarsi ci vuole eleganza. Sul mio libretto di lavoro ho venti timbri diversi che corrispondono a venti ditte private. Per il pubblico ho lavorato l’anno scorso: corsi di teatro per rom pagati dal comune. Alla prima lezione ho detto: “Ragazzi, il teatro è come giocare a pallone o suonare il violoncello: non si impara a scuola. Per cui dopo oggi non mi vedrete più. Cortesemente però, se chiama l’assessore dite che sono venuto qui tutte le lezioni”. Rom: “Certamente”. Io: “Eccovi i diplomi che dovevo rilasciarvi a fine corso, tutti promossi con il massimo dei voti: con questo attestato andate a fare domanda ai teatri stabili, per rafforzare il diploma dite di essere comunisti, dovrebbero assumervi”. Nel 1984 appena laureato in Conservazione dei beni cartacei vengo assunto senza concorso all’Archivio di stato di Ravenna. Subito ribalto un faldone contenente alcune mappe di Bisanzio e giustamente mi spacco il polso. Subito telefono al mio amico che lavora all’Archivio di stato di Francavilla al Mare, si spacca il polso anche lui. Siamo stati a casa fino al 2007. Ci ha chiamato l’allora ministro della Funzione pubblica: “Allora la finiamo di fare gli scemi?”. Io: “Ministro, a questo punto facciamo causa allo stato”.

 

[**Video_box_2**]Un mio amico vigile è stato sorpreso durante l’orario di lavoro a scrivere una lettera d’amore al ministro Madia. La lettera era molto bella e completa. Io come componente della commissione disciplina non me la sono sentita di fare un richiamo ufficiale al dipendente comunale. Per me non esiste peculato, né truffa ai danni dello stato, né aggiotaggio né falso in atto pubblico. Niente, non esiste niente, in quanto il fatto, anzi ogni fatto non sussite. Anche perché vedendo che alcuni padiglioni dell’Expo vanno direttamente a Disneyland non vedo perché noi operai dovremmo essere seri, quando ormai tutto è circo. E non rompete più le balle altrimenti non andiamo a votare. Non per vantarmi, ma ogni elezione sto a casa cinque giorni perché sono scrutatore. Per cui ben vengano i 30 referendum proposti da non so chi.

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