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Centinaia di ore di intercettazioni dicono che il premier non vuole andare al Quirinale, ma si prepara una sorpresa in famiglia. Ecco telefonate e colloqui. E se c’è qualcosa di inventato la colpa è del sedicente cabarettista del Foglio
Come cabarettista del Foglio, sono molto contento di esserlo. Mi sono gentilmente permesso di intercettare le telefonate e i colloqui che il premier Draghi sta facendo. Ecco i testi integrali. Non uso mai “brogliacci” nelle mie delazioni: dico tutto… Anzi a volte aggiungo. Anticipo qui le mie conclusioni dopo centinaia di ore di ascolto abusivo: Mario Draghi non ha nessuna intenzione di essere presidente della Repubblica. Sta bene a Palazzo Chigi. Però non può dirlo apertamente, quindi sta facendo di tutto per “sbagliare apposta”.
Lo si capisce benissimo dalla prima telefonata da me spiata: Draghi telefona al segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti.
Draghi: “Dottor Zampetti?”.
Zampetti: “Eccellenza, mi dica”.
Draghi: “Come lei sa, tutti i parlamentari e i grandi elettori hanno deciso di eleggere me”.
Zampetti: “Sì! E’ probabile, ormai cento per cento…”.
Draghi: “Benissimo! Vorrei si portasse avanti con un’iniziativa a cui tengo moltissimo”.
Zampetti: “Qualsiasi cosa, presidente!”.
Draghi: “Già per il mio insediamento vorrei trovare sia il Quirinale che Castel Porziano alimentati a pannelli solari, da installare anche nel cortile e nel giardino del Quirinale stesso!”.
Zampetti rimane di stucco, ma non trasmette questa sua emozione a Draghi. Risponde: “Bene presidente! Mi attivo subito, contatto aziende del settore per preventivi e posa in opera in tempi record”.
Draghi: “La ringrazio Zampetti! E se gentilmente iniziate a predisporre il cerimoniale per il mio primo ospite”.
Zampetti: “Certamente presidente! Una visita ufficiale o privata?”.
Draghi: “Ufficiale!”.
Zampetti: “Se mi posso permettere, il nome dell’illustre ospite?”.
Draghi: “Lukashenka!”.
A Zampetti quasi viene un leggero svenimento. Si ricompone subito e risponde: “Ottima scelta, presidente! E’ giusto coinvolgere nel perimetro dell’Unione europea la Bielorussia. Pensi che mi sono laureato a Minsk”.
Draghi: “Complimenti! Che tesi aveva fatto, dott. Zampetti?”.
Zampetti: “Lo zar Nicola II, dove amava andare a pesca di salmoni”.
Draghi: “E dove andava?”.
Zampetti: “Sul lago Ladoga”.
Draghi: “Bellissimo posto! Ma non esageriamo nel farlo sapere in giro, non vorrei che il turismo internazionale scopra tale incanto a discapito di Stabia e i suoi scavi”.
Zampetti: “Giusto, presidente! Altre disposizioni?”.
Draghi: “Per adesso siamo a posto, se mi viene in mente qualcosa chiamo… Grazie mille”.
Zampetti: “A disposizione, presidente”.
L'incontro tra Draghi e Renzi
Subito il segretario generale del Quirinale chiama Matteo Renzi. E’ preoccupatissimo. Il telefono squilla a vuoto. In quel momento Renzi è a colloquio con Draghi. Renzi è rimasto un po’ perplesso dalla località scelta dal capo del governo. Infatti ha mandato un commesso della presidenza del Consiglio che oralmente ha riferito: “Il premier Draghi vorrebbe urgentemente conferire con lei al caffè Pedrocchi a Padova”, e aggiunge: “Ambasciator non porta pena”.
Renzi riesce a far spostare l’incontro a Roma a casa di Francesco Totti, che gentilmente lascia libera l’abitazione.
Draghi: “Caro Matteo! Ti volevo vedere in quanto ormai grazie a te sono al Quirinale”.
Renzi: “Mario! Sei la persona giusta per ricoprire tale incarico”.
Draghi: “Ancora grazie! Te la senti di venire domani con me a Ratisbona per incontrare Greta Thunberg?”.
Renzi: “Sì, certo!”.
Draghi: “Anzi, andiamo subito!”.
A Pratica di Mare stanno per imbarcarsi, quando Draghi fa: “Matteo, ci ho ripensato, Greta la incontro da capo dello stato”.
Renzi: “Come vuoi Mario, adesso dove andiamo?”.
Draghi: “Andiamo alla Corte costituzionale a vedere chi c’è e chi ha marcato visita”.
Anche Renzi come Zampetti è perplesso (minimo). Alla sera infatti i due si sentono al telefono. Zampetti: “Ma Draghi vuole riempire di pannelli solari il Quirinale, ecc.”.
Renzi: “Sì, anch’io l’ho trovato strano! Ma la sua elezione non è in discussione! Ciao”.
La telefonata di Draghi a Berlusconi
Draghi viene a sapere che nonostante queste “stramberie” strategiche, i suoi principali sponsor Renzi, Letta, Berlusconi e Grillo non hanno cambiato idea. Lo vogliono presidente della Repubblica. Draghi è costretto ad alzare la posta. Telefona a Berlusconi: “Silvio, ciao! Con te posso parlare francamente, sei l’unico a cui posso dire ciò: non ho nessuna intenzione di fare il capo dello stato”.
Berlusconi: “Come mai, Mario?”.
Draghi: “Sei più adatto tu, essendo amico di Putin”.
Berlusconi: “Sì, in effetti quella carica è il coronamento della mia carriera, ma la lobby di Fedez e Tomaso Montanari non lo permetterà mai”.
Draghi: “Aspettiamo a dire l’ultima parola, intanto lavoro per rendermi antipatico all’opinione pubblica e tirarti la volata”.
Berlusconi: “Se posso permettermi, invita i Maneskin al prossimo Consiglio dei ministri”.
Draghi: “Ottima idea!”.
La telefonata di Biden a Fico
Infatti viene comunicata alla stampa tale notizia. Il motivo della loro presenza? Draghi vuole dargli in mano la realizzazione del Pnrr. Le cancellerie europee cominciano a drizzare le antenne. Biden telefona preoccupato al presidente della Camera Fico. Roberto Fico rassicura il leader atlantico: “Draghi è quello di sempre, stia tranquillo”.
Biden: “A me non sembra! Non sta prendendo qualche farmaco che giustamente come effetto collaterale modifica la personalità?”.
Fico: “Lo escludo nel modo più categorico! Comunque mi informo, ciao!”.
Biden: “Ciao! Salutami Vito Crimi”.
La telefonata di Draghi a Letta
Draghi intanto prosegue nel suo gioco del “ciapa no” in dialetto milanese, vale a dire: fare apposta a giocare male. Tipico di un calciatore quando vuole farsi cedere da un club. Infatti fa un’altra telefonata strana, questa è al segretario del Partito democratico: “Ciao, Enrico!”.
Letta: “Presidente, che piacere!”.
Draghi: “Enrico, ti chiamo perché sto cercando di convincere tutti i leader di partito a votare tuo zio per il Quirinale”.
Letta: “Sì, in effetti mio zio Gianni sarebbe ottimo, anche perché finiamo questa legislatura con l’attuale esecutivo”.
Draghi: “Ma infatti Enrico, è quello che voglio io. Fammi un favore, telefona a tuo zio per convincerlo ad accettare”.
Letta: “Sì, chiamo adesso”.
La telefonata del capo di stato maggiore della Difesa a Letta
Invece telefona al capo di stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. Sentiamo l’intercettazione (molto bella e completa).
Letta: “Ammiraglio, c’è un problema…”.
Ammiraglio: “Mi spieghi, segretario!”.
Letta: “Mario Draghi non se la sente di sostituire Mattarella”.
Ammiraglio: “Ma non scherziamo! Si è deciso insieme al capo di stato maggiore dell’esercito, dell’aeronautica, della marina, con il comandante generale dell’Arma, il capo della polizia, il comandante della Guardia di finanza…”.
Letta: “Lo so, lo so! Ammiraglio, ma non possiamo obbligarlo… Anche perché l’alternativa ci sarebbe…”.
Ammiraglio: “Mi dica”.
Letta: “Mio zio Gianni!”.
Ammiraglio: “Ma allora doveva dirmelo prima. Certo va benissimo al Quirinale il dott. Gianni Letta, era la nostra prima scelta”.
Letta: “Allora il nome nuovo è gradito alle forze armate?”.
Ammiraglio: “Ma certamente! Sono contentissimo e anche i miei colleghi di pari grado lo saranno. Viva Gianni Letta presidente! Ciao, grazie”.
La telefonata di Letta a Bankitalia
Per sicurezza Letta (Enrico) telefona anche a Bankitalia: “Governatore, sono Enrico!”.
Governatore: “Ciao Enrico, quand’è che Vivendi compra tutta Telecom?”.
Letta: “Domani! Ma non è per questo che ti chiamavo, Vincenzo”.
Governatore: “Sai che siamo intercettati al telefono”.
Letta: “Sì, ma nel caso qualche giovane procuratore ci chiamasse, diciamo che stavamo scherzando”.
Governatore: “Sì, in effetti qui con ’ste criptovalute un po’ accettate un po’ no, non si capisce più niente! Sembra tutto uno scherzo”.
Letta: “Mariolone non ne vuole sapere di andare al Quirinale”.
Visco: “Ma come? E’ già deciso da tempo”.
Letta: “Lo so, ma da come di comporta sembra che abbia cambiato idea”.
Visco: “Tipo?”.
Letta: “Tipo che oggi va in visita ufficiale a Montecarlo per incontrare gli italiani che risiedono lì”.
Visco: “Mossa perlomeno avventata agli occhi della popolazione”.
Letta: “Per questo ti dico che sta facendo di tutto per bruciare la sua candidatura al soglio pontificio… con rispetto parlando”.
Visco: “Chiaro, chiaro! Ma dispiace questo suo atteggiamento! Mario al Colle era gradito anche alle gerarchie ecclesiastiche”.
Letta: “Ci sarebbe mio zio…”.
Visco: “Per cosa?”.
Letta: “Per la presidenza”.
Visco: “Ma non scherziamo!”, e mette giù il telefono. Subito richiama: “Enrico, Gianni Letta va benissimo come capo dello stato. Ciao, grazie, ci vediamo domani per sentire Roberto Mancini come giustifica il suo comportamento nelle ultime partite degli Azzurri”.
Letta: “Certo, Vincenzo, poi giustamente dobbiamo chiedere anche a lui se al posto di Draghi va bene mio zio”.
Visco: “Chiaro, senza il benestare di chi nel ‘contingente’ ricopre tale ruolo, non si può eleggere nessun nuovo presidente della Repubblica. Ti ricordi il veto di Bearzot a Mastella?”.
Letta: “Ero al liceo ma lo ricordo benissimo”.
Visco: “Allora ricordi male, perché non è vero. Anzi, sì”, e giù a ridere.
Letta: “Vincenzo, ma perché non diventi tu?”.
Visco: “Sì! Andrei volentieri al Quirinale ma c’è quel senatore Morra nel gruppo misto che non mi voterà mai, Nicola Morra”.
Letta: “Comunque è già deciso, se Mariolone dice no, andrà mio zio”.
Visco: “Ciao, devo andare! Mi arriva il governatore della Banca dello Zambia”.
Draghi da Giordano
Draghi però nonostante il suo atteggiamento disfattista non si sente sicuro. Teme un’imboscata che lo porti dritto al Quirinale. Decide clamorosamente di partecipare al talk-show di Mario Giordano “Fuori dal coro”. Inutile dire l’irritazione di Lilli Gruber, Bruno Vespa (mio giornalista preferito), l’Annunziata, Fazio e Palombelli. Toccava a uno di loro avere tale esclusiva. Nel corso della bella intervista, Draghi stupisce il mondo intero (quasi).
Testuale: “Inutile e velleitario ridurre le emissioni di CO2, abbiamo decine di vulcani attivi sul pianeta. Sarebbe comico se dopo aver tagliato milioni di posti di lavoro nel comparto energia fossile, tutto venisse vanificato da una mega eruzione come quella in Islanda nel 2010, che permise all’Inter di superare il Barcellona in semifinale e vincere poi la Champions”.
Draghi si dichiara tifoso nerazzurro, mentre sapevamo che teneva alla Roma (anche questa dichiarazione fa parte della strategia per non ricoprire il faticoso settennato). Draghi entra anche nei particolari con l’attonito Giordano: “Il Barcellona causa chiusura spazio aereo per ceneri e lapilli, arrivò a Milano dopo trenta ore di pullman, con Ibrahimovic costretto a stare seduto in posizione scomoda. Tale da pregiudicare la sua prestazione e di tutta la squadra”.
La bella intervista finisce con Draghi che dice: “Nella nostra sorella Polonia una persona su due lavora nel settore carbonifero, che ci permette di tenere i prezzi calmierati come Ue, per non dipendere dagli arabi (e inglesi) per il petrolio. E poi cosa facciamo? Lasciamo a casa milioni di lavoratori del settore minerario, con prevedibili tumulti e assalti alla villa di Leonardo DiCaprio? No! Meglio andare avanti così”. E prosegue il premier: “Il pianeta si regola da solo. Le numerose alluvioni che ci sono negli ultimi anni sono perché si è cementificato troppo”. E conclude: “A novembre ha sempre piovuto tanto. E’ che prima c’era la campagna, adesso c’è pieno di magazzini Amazon, Decathlon, Ikea e compagnia di giro”.
Subito vibranti proteste da parte di queste benemerite aziende. Draghi è sempre più ingestibile e anche i suoi più convinti sostenitori cominciano a dubitare che sia l’uomo garante di tutti gli italiani. Anche perché prima di congedarsi da Mario Giordano dichiara: “Amici, comprate azioni Generali, il leone di Trieste non ha mai deluso i risparmiatori”.
Subito Rosario Trefiletti (difesa consumatori) fa un’interpellanza alla Consob. Protesta! Alla Consob rispondono: “E che facciamo? E’ il presidente del Consiglio e futuro capo dello stato, cosa gli fai, una class action? Ma lascia perdere”.
L'incontro tra Draghi e Giorgetti
Giorgetti preoccupato per i recenti avvenimenti parla a Palazzo Chigi con Draghi: “Mario, cosa succede?”.
Draghi: “Ma non so nemmeno io cosa fare, mi piacerebbe ricoprire il ruolo di presidente della Fao. Starei comunque qui a Roma, non ho più l’età per spostarmi e fare il presidente della Commissione a Bruxelles o peggio all’Onu”.
Giorgetti: “Mario stiamo calmi, se ci tieni a rimanere capo del governo noi siamo contenti, anzi, con Salvini e la Meloni stiamo preparando una formula (studiata da Calderoli) che ti permette di essere primo ministro e vice presidente della Repubblica. Con Giuliano Amato al Quirinale, ma di fatto comandi anche lì tu”.
Draghi: “Telefoniamo al prof. Amato per vedere se ci sta? Altrimenti sono tutti ragionamenti da dopolavoro ferroviario dello scalo merci di Milano Farini”.
Telefonano a Giuliano Amato, il giurista ha appena vinto uno slam over 60 a Düsseldorf. In finale ha battuto Bjorn Borg 6-4/6-2 nel singolo. Nel doppio la coppia Amato-Borg ha battuto due tennisti anziani tunisini che si sono lamentati per l’arbitraggio. Ma a mio modesto parere, senza motivo. Comunque la telefonata arriva negli spogliatoi, Amato mette la videochiamata per far vedere la coppa a Draghi. Mario esprime a Giorgetti il desiderio di confiscarla al legittimo proprietario. Giorgetti dice: “Presidente! Non perdiamoci in cose di poco conto”. Comunque per sicurezza fa coniare una coppa uguale a quella vinta da Giuliano Amato, verrà recapitata oggi stesso a Draghi. Amato rifiuta categoricamente il ruolo di presidente della Repubblica dimezzato. E’ disponibile, ma a tempo pieno. Anzi, mette come condizione di andare lui al G7 a rappresentare il nostro paese, qualora salisse al Colle. Proposta irricevibile sia da Draghi che da Giorgetti.
Quest’ultimo disperato chiama Goffredo Bettini. E’ lui che ha stilato la “sequenza” dei capi di stato per tutto il secolo: Draghi, Renzi, Carfagna, Di Maio (vedere elenco completo fino al 2098 sul sito del Foglio).
Consultato da Radio24, il leader Cgil Landini dichiara: “Il non andare a ricoprire la carica più prestigiosa indica un grande senso dello stato da parte di Mario Draghi. Le sue preoccupazioni sono fondate: se lui lascia Palazzo Chigi, c’è il rischio di elezioni anticipate. Conseguenza, l’attuale governo non può portare a termine gli impegni presi con l’Europa (che ci ha dato fiducia con ben 1.400 miliardi di euro, che al cambio dell’ex Congo belga sono 14.000 miliardi di rupie. Moneta non accettata in tutte le boutique di Beverly Hills. In via Monte Napoleone a Milano invece sì!)”.
Landini il giorno stesso telefona a Giuseppe Conte: “Peppino, la soluzione c’è! Senza sfasciare tutto. Irene Tinagli che guidi un esecutivo con questa stessa maggioranza e Draghi che serenamente va a ricoprire l’incarico per cui è nato”.
Conte: “Ne parlo con Marco Travaglio!”.
Landini: “Non con Grillo? Scusa se mi permetto!”.
Conte: “No, Maurizione! Il vero leader del nostro movimento è sempre stato Travaglio”.
Landini: “Ma pensa! Lo so adesso! Quando mi fai sapere qualcosa?”.
Conte: “Subito, un attimo”.
Travaglio al telefono appena sente Conte non ascolta la proposta, ma esclama: “No!!”.
Conte mestamente si reca a piedi al bocciodromo dove Landini sta parlando: “La proposta è stata respinta, Maurizio”. Landini dichiara sciopero generale senza avvertire Cisl e Uil che si offendono. Draghi tramite prefetture fa precettare i lavoratori di pubblico servizio. Lo sciopero riesce a metà. I dipendenti del comparto scuole che hanno aderito allo sciopero vengono licenziati. Landini dichiara: “Per adesso non facciamo niente contro Draghi, poi con calma vediamo. Ma dispiace essere franchi, se vi hanno licenziato ormai la frittata è fatta!”.
La chiamata di Renzi a Draghi
Nel sentirlo ragionare così bene, Matteo Renzi telefona a Draghi: “Mario, hai sentito Landini, che senso delle istituzioni?”.
Draghi: “Ma sì! Però nemmeno tanto”.
Renzi: “Mario! Scegli tu: Landini al Quirinale e tu rimani lì, o viceversa”.
Draghi: “Matteo, ti ringrazio tanto per l’affetto che sempre mi dimostri, ma il mio sogno è il Coni”.
Renzi: “Il Coni?”.
Draghi: “Certo! Nessuno lo ha ancora capito, ma è quello il posto delle mie ambizioni, fin da quando ero alla Bce”.
Renzi: “Certo, a pensarci non sarebbe male come idea: dopo una stagione di trionfi sportivi mai visti (tipo cento metri a Tokyo e Parigi-Roubaix) mettere al Quirinale Giovanni Malagò”.
Draghi: “Sì, dài, lavora per questo!”.
Renzi: “Mario, scusa, per le ferrovie nord di Milano avresti un nome?”.
Draghi: “Oscar Farinetti, ha dimostrato di essere un grande manager”.
Renzi: “Volevo dirtelo io, ciao, grazie”.
All’estero però tutti questi movimenti interni della politica italiana preoccupano. Come avevamo anticipato prima, Draghi era sicuro. Su mandato del segretario di stato Usa, il procuratore distrettuale di Atlantic City telefona in procura a Trani: “Collega, cosa succede? Non fate più Draghi capo di stato?”.
Trani: “Ma la colpa è di Palamara e Sallusti, hanno detto tutto e gli equilibri sono saltati”.
Procuratore di Atlantic City: “Posso chiamare il vice Csm?”.
Trani: “Certo, anzi, volevo dirtelo io ecco il numero di cellulare”.
Subito chiamano dagli Usa: “Dott. David Ermini? Sono il procuratore distrettuale di Kansas City, ho giurisdizione anche sulla casa natale di Elvis Presley, dove come lei sa ogni anno arrivano sei milioni di italiani per visitarla”.
Ermini: “Ma chi mi dice che non è un millantatore, al telefono uno può dire di essere anche il centravanti del Lecce!”.
Procuratore: “Le garantisco che sono io, le chiedo, al Csm è gradito al Quirinale il nome dell’ex sindaco di Napoli De Magistris?”.
Ermini: “Mamma mia no! Non scherziamo sul Quirinale, anche perché poi presiede l’organo di autogoverno dei giudici”.
Procuratore Usa: “Va bene! Allora faccia un altro nome gradito al Csm”.
Ermini: “Per noi andava bene Draghi, altri nomi al momento non ci sono. Ciao, grazie”.
La telefonata di Draghi a Razzi
Intanto nei gruppi parlamentari si fa il nome di un personaggio bipartisan, amato dal popolo, presidente di transizione prima del delicato passaggio da repubblica parlamentare a presidenziale. Il nome che circola? Antonio Razzi, già deputato dell’Italia dei valori, e nell’altra legislatura di là. Draghi gli telefona: “Antonio, ciao! Mi faresti piacere ad accettare la candidatura… Fai questo sacrificio per il tuo paese che ti ama”.
Razzi: “Mario! Grazie, ma il posto al Quirinale spetta a te”.
Draghi: “Ascolta, ho parlato adesso con Mattarella per un rimpasto del mio governo, sposto la dott.ssa Lamorgese alla Ricerca scientifica, il Viminale è tuo… Poi da qui vai dritto al Colle”.
Razzi: “Mario, preferisco la Farnesina, non per vantarmi ma conosco bene la lingua tedesca e per un ministro degli Esteri sarebbe un’ottima credenziale”.
Draghi: “Hai ragione! Sposto Di Maio, ma mi raccomando, se ti chiama Salvini, renditi disponibile per il Quirinale”.
Razzi: “Va bene Mario, al limite puoi chiedere anche a Gabriele Albertini se ci va lui”.
Draghi: “Grande Antonio! Non ci avevo pensato, lo chiamo subito. Ma tieniti pronto lo stesso. Al limite fai il presidente dell’Atac, il sindaco Gualtieri mi ha chiesto un nome autorevole”.
Razzi: “Questo sì che è un incarico, accetto subito! Mi è sempre piaciuta roba di tram, filobus… Frenare di colpo sulla metro, non vedo l’ora”.
Draghi: “Dovresti però ripianare il debito”.
Razzi: “Ma quale debito? Emettiamo subito delle obbligazioni al tasso del 15 per cento all’anno, scadenza trentennale. Chi vuole indietro il capitale versato prima, dispiace dirlo, ma perde tutto. Devono tenere il titolo fino alla naturale scadenza”.
Draghi: “Bravo Antonio! Così si fa! Cosa vuol dire comprare un titolo al risparmio alla mattina e venderlo alla sera? Sono sempre stato contrario alla finanza casinò e con te ho trovato l’uomo giusto. Obblighiamo gli italiani a smobilitare i cinquemila miliardi che hanno sui conti correnti e investire su obbligazioni Atac”.
Gli eventi stanno precipitando e Sergio Mattarella non è per niente tranquillo. Anche perché Draghi a Radio Padania ha detto: “Se vado al Quirinale gli arazzi del famoso salone li metto all’asta e il ricavato lo dono a una Ong che non ha mai pubblicato un bilancio. Giustamente, non essendo obbligata in termini di legge”.
Il presidente Mattarella convoca con discrezione i direttori dei maggiori quotidiani italiani. Ecco il contenuto: “Amici, come già ribadito non intendo far diventare una prassi l’allungamento del mandato presidenziale. Anche con voi e con altri avevamo deciso per Mario Draghi. Ma sembra che il professore, fa apposta, non fa apposta, non è più lui. Chiedo un vostro illustre parere, per evitare un vuoto istituzionale che il nostro paese non può permettersi”.
Salta su Giannini della Stampa e fa: “Perché non rimane lei, presidente?”.
Mattarella: “Ma se vi ho appena detto che sono stufo”.
Giannini: “E’ tempo di una presidente donna. Propongo la moglie di Draghi”.
Tutti in piedi: “Sìì!! la prof. Maria Serenella!”. Applauso lunghissimo. La quirinalista Nadia Zicoschi è la prima a divulgare la notizia. La cosa è vista benissimo sia all’estero che in Italia. Le mogli e i compagni dei leader più potenti della terra hanno apprezzato lo stile e il garbo della signora Draghi al recente G20. Anche Giorgia Meloni, avvertita dell’eventualità, dice al Tg1: “Sono disponibile all’elezione della prof. Maria Serenella Cappello al Quirinale”. Salvini fa lo stesso: “Apprendo con piacere la proposta di candidare la signora Serenella Draghi al Quirinale. I miei voteranno sì già alla prima votazione”.
Berlusconi come al solito è il più esagerato: “E’ un onore per me e i deputati di Forza Italia concorrere all’elezione a presidente della Repubblica italiana della dottoressa Serenella Draghi”.
Favorevoli si dicono anche Beppe Grillo, Marco Travaglio, Liberi e Uguali, i Radicali, il Partito democratico, +Europa, Autonomie – Bolzano all’Austria, insomma tutto l’arco costituzionale. Anche Emma Marcegaglia a nome di Confindustria. E qui nasce la prima spaccatura. Berlusconi ospite da Chiambretti a Tiki Taka dichiara: “Giustissimo una donna al Quirinale. Voteremo al primo turno Emma Marcegaglia”.
La telefonata di Draghi a Berlusconi
Draghi telefona a Berlusconi: “Silvio, non per mancarti di rispetto, ma avevi detto che votavi mia moglie…”.
Berlusconi: “Sì, hai ragione, ho sbagliato”, e twitta: “Amici, il voto di Forza Italia, pur stimando tantissimo l’ex presidente Emma Marcegaglia, ripeto, il voto azzurro per il Quirinale andrà senza dubbio a Serenella Draghi. Non ci saranno franchi tiratori, piuttosto guardate a sinistra che dicono di votare la signora Draghi ma poi fanno come Prodi e votano Barbara Serra, la miglior giornalista italiana, e degna per quel ruolo, anche se non può per via dell’età. Ma loro la votano uguale”.
Barbara Serra da Londra fa sapere di non essere disponibile a tale carica, anche per il futuro. Si autocandida invece Federico Rampini che in tutta fretta richiede “la sola” cittadinanza italiana. Attualmente chi ha doppia cittadinanza non può essere capo di stato. Draghi gli telefona: “Federico, non fare scherzi a bocce ferme. Stiamo andando benissimo come sistema Italia. Anche come assetto istituzionale abbiamo credibilità, si prospetta per il nostro paese un periodo di governo stabile tipo quello che è stato di Angela Merkel. Basta cambiare premier ogni stagione, sai meglio di me che la cancelliera in 15 anni di governo ha incontrato 18 leader italiani. Basta. Finalmente stabilità, che è uguale a crescita economica e prosperità. Io a Palazzo Chigi anche dopo il 2023, mia moglie fino al 2029 al Quirinale. Federico, per te se ti ritiri dalla corsa alle presidenziali c’è la presidenza della regione Lazio. Zingaretti va al Cnel”.
Rampini: “Mario, accetto! Grazie, invece di quell’incarico preferirei la direzione della Rai”.
Draghi: “Ma certo! Anzi, scusa se non ti ho proposto prima quell’incarico. Ciao, grazie”.
Troviamo però un altro ostacolo sulla strada che dovrebbe portare la signora Serenella al Colle. La presidente del Senato Casellati si dice disponibile. Come seconda carica della Repubblica dice: “E’ naturale aspirare alla prima”. Forza Italia a quel punto non può non appoggiarla. Si riaprono i giochi. Deciso ormai che il nuovo presidente della Repubblica sarà una presidentessa, arrivano altre proposte dai partiti: Marta Cartabia, gradita a Lega e Meloni più gruppo misto, la senatrice a vita Elena Cattaneo gradita al gruppo Espresso-Repubblica, Federfarma e già Udc (gruppo Casini che conta 50 senatori e un deputato). Ancora Milena Gabanelli già candidata la volta scorsa sempre dal M5s, come oggi. Draghi è molto offeso, sembrava tutto a posto…
Altro capovolgimento con un’intervista al principale quotidiano di Tirana: Mario Draghi si dice disponibile a succedere a Mattarella. Anzi minaccia le dimissioni da primo ministro se i partiti che sostengono la sua maggioranza non lo faranno anche per il Quirinale. A questo punto siamo al punto di partenza. Giri di telefonate, incontri, promesse di rettorati all’Università di Pisa. Si arriva al giorno delle votazioni. Seguiamo insieme: i primi tre scrutini hanno prodotto un bel niente, con i nomi più strani votati come al solito: Milito, Justin Bieber… Non so come si fa a scherzare in un momento tanto solenne. Arriva la resa dei conti, basta la maggioranza assoluta. Sentiamo insieme i nomi allo spoglio: Maria Serenella Cappello, Maria Draghi, Draghi Maria, Serenella Cappello, Serena Dandini, Elisabetta Casellati (la presidente del Senato quando scrutina la scheda con il suo nome, lo dice a bassa voce e velocemente, come un suo grande predecessore, Sandro Pertini, dimostrando altissimo senso dello stato), Serenella Draghi, Draghi Maria, Elena Cattaneo, Draghi M., Serenella Draghi, moglie di Mario Draghi (voto annullato), Draghi Serenella… Al voto 592 scatta l’applauso. Avviene il proclama, la prof. Serenella Maria Cappello in Draghi è il tredicesimo presidente (presidentessa) della Repubblica italiana. Pronunciato dalle due più alte cariche del Parlamento. Subito dopo l’elezione la prof. Cappello viene ricevuta in udienza privata dal suo predecessore. Colloquio cordiale di venti minuti, dove viene decisa l’uscita dell’Italia dalla Nato. Pranzo di gala alla foresteria della scuola ufficiali dell’Arma dei carabinieri. Prima uscita ufficiale della nuova presidente con Kamala Harris alla Casa Bianca. Inutile dire che Kamala Harris dopo i due mandati che farà Joe Biden sarà la prima donna presidente Usa.
Mario Draghi con soddisfazione di tutti continua con il suo primo governo, confermato dopo le politiche del 2023. A meno di ripensamenti di alcuni partiti che sostengono la sua maggioranza, starà in carica fino alle Olimpiadi di Johannesburg, la cui data non è ancora stata fissata. Le prossime sono già sicure: Parigi 2024, Brisbane 2028, Zurigo 2032, Caracas 2036. Le Olimpiadi di Milano invernali vengono sospese causa global warming e mancanza di neve, che comunque si può produrre artificiale.