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Storia del cabaret milanese

Cabarettisti si nasce. E il primo fu un brigante

Maurizio Milani

Ecco il legame fra comicità e delinquenza! Dal Derby allo Zelig, storia semiseria del cabaret milanese raccontata da un esperto

Il cabaret milanese nasce a Roma! Dopo l’arrivo dei piemontesi, Vittorio Emanuele promulgò un’amnistia per tutti. Sia detenuti politici sia comuni. Le galere dello Stato pontificio si svuotarono. Erano famose per il comfort e la bellezza dei luoghi. Con secondini molto attenti alla rieducazione del pregiudicato. La famosa legge Gozzini si ispirò ai princìpi delle case circondariali dello Stato vaticano. Quindi: corsi di pittura, scultura, teatro, lingua araba, dipingere vasellame, ecc. Tra i tanti beneficiari di questo indulto c’era il brigante Gasparone. Bellissimo uomo sulla cinquantina che aveva passato più tempo in carcere che fuori. Appena mollato dal carcere di Rimini si domandò: e adesso? Come mi guadagno la giornata? Arrivato a Roma a piedi si stabilì a Trastevere ed ebbe un’idea: girare le osterie e vantarsi. Raccontava episodi della sua vita da bandito. Quasi tutti inventati. Es: “Fui con la mia banda a rapinare la diligenza di Giuseppe Verdi, che transitava sull’Appennino romagnolo, destinazione Lucerna. Il bottino in lingotti d’oro fu equamente diviso. La mia parte la diedi in beneficienza all’orfanotrofio di Cleveland (Usa)”.

 

Questo tipo di balle in forma di monologo ebbe subito un successo strepitoso. Tutte le osterie di Roma si contendevano “serate” del brigante Gasparone. Lui calcava sempre più la mano. Lo stesso racconto (in una serata ne poteva fare dieci) veniva modificato con particolari nuovi. Tanto che non era raro che alcuni spettatori tornavano a sentirlo. Tipo l’attuale Fantasma del palcoscenico – la notizia è di oggi – “tolto dal cartellone a Broadway”. C’era gente in fila per l’ultima replica che sosteneva di averlo visto cento volte… nei 35 anni di programmazione.

 

Tornando al buon Gasparone: nella Roma di fine ’800 era la star più acclamata. Anche Stendhal che era impegnato nel grand tour in una missiva all’amata scrive: “Qui a Roma sembrano tutti pazzi. Mi fermano per strada non per chiedermi dove sono io a fare una conferenza, ma in quale taverna si esibirà stasera tale brigante Gasparone. Nemmeno mi riconoscono, vorrei buttarmi nel fiume. Sono andato a vederlo da Checco il carrettiere ieri. Era seduto al tavolo con decine di persone intorno. Non ho mai visto nessuno vantarsi così, nemmeno Oscar Wilde. La gente più gli pagava da bere e più lui si vantava di imprese delinquenziali molto belle e complete”.

 

La cosa non passò inosservata alle nuove autorità sabaude. Prima venne tollerato, poi, visto che l’apologia di reato era sempre più esibita, per evitare emulazioni, tanti bambini dicevano “da grande voglio essere come Gasparone”… Dicevo, il real prefetto decise di mandare il brigante Gasparone al confino ad Abbiategrasso (Mi). Questa tranquilla e operosa cittadina lombarda ben presto divenne il nuovo palcoscenico di Gasparone. Infatti il vecchio brigante non si scompose più di tanto. Arrivato ad Abbiategrasso iniziò a fare nelle osterie del posto quello che faceva a Roma. Anche qui successo clamoroso. Repliche e bis a non finire. Tanto che la compagnia di marionettisti Colla si lamentò con il sindaco, “Vanno tutti a vedere gli one man show del brigante Gasparone, non vengono più da noi. Arrivano da Milano, Novara, dalle valli comasche, ecc. per sentire uno vantarsi”. Tipo: “la prima discarica abusiva nel centro Italia l’ho aperta io, a gestirla era mio zio. Ritrovavamo di tutto, dagli oli di balena esausti alle carcasse di animali che dovevano andare all’inceneritore di Acerra (attivo già allora). Mio zio venne arrestato ma non disse che era il mio prestanome”, e giù un bicchiere di vino. Il pubblico: “Dai Gasparone! Racconta quando hai fatto innamorare la contessa di Castiglione appena giunta da Parigi per vedere un tuo spettacolo nella nuova capitale del regno”. 

 

Insomma, aveva imparato il mestiere così bene… che aprì a Magenta una scuola per aspiranti spara cazzate. Allora non si usava la parola cabaret, che fu introdotta dopo il secondo conflitto mondiale. Gasparone morì in scena causa malore. Qualcuno presente sostenne che fingeva, sempre al fine di far innamorare la donna. In effetti nella sua carriera di showman (a questo punto è giusto definirlo tale) ricevette moltissime proposte sia di fidanzamento in casa che di matrimonio. Soprattutto da giovani vedove milionarie. Venne sepolto ad Abbiategrasso. Ancora oggi un cabarettista che si definisce tale (o stand-up comedian) non può non andare a rendergli omaggio sulla sua tomba (che è dentro la casa di riposo per anziani di Abbiategrasso, fatta su dopo, prima c’erano solo campi). Oggi con Gianni Fantoni che arriva da Ferrara andiamo a portargli un mazzo di fiori sulla di lui lapide. “Gasparone Luno 1831-1900. Comico principe della neonata patria”.

 

Insomma il cabaret milanese deve tutto al brigante Gasparone. Alcuni suoi allievi poi iniziarono anche loro a vantarsi nei vari locali di Milano. Questi a loro volta formarono altri guitti. E arriviamo ai grandi riconosciuti come i papà del cabaret milanese. Numero 1: Walter Valdi, che se canti adesso “Vacaputanga” ti arrestano. Vedere filmato su YouTube, testo da brivido da morire dal ridere. Ma chi oggi avrebbe il coraggio di scrivere una canzone così? Al refettorio locale-osteria iniziavano a fare i cretini personaggi che poi sarebbero diventati famosi. 

 

A questo punto è giusto arrivare al mitico Derby che deve tutto al brigante Gasparone. Anche qui c’entra il codice penale. A parti invertite. Al Derby era il pubblico che lo frequentava ad essere delinquente (con rispetto parlando). Provate a chiedere ai vari Paolo Rossi, Cochi e Renato ecc. che razza di personaggi sedevano ai tavolini di viale Monte Rosa. Quindi possiamo dire che c’è una relazione tra delinquenza e cabaret. Prima delinquente era l’artista, poi è diventato il pubblico (non escludo che anche qualche artista sia stato in odore di mafia… ma non penso). Mi piace ricordare tra questi maestri dell’intrattenimento Gianfranco Funari e Giorgio Faletti. Nati nel Derby ma poi talmente eclettici da diventare star in campi artistici più nobili. Per me Funari doveva diventare sindaco di Milano, io lo votai. Siamo in piena Tangentopoli, il Derby aveva chiuso già da dieci anni. Con la scomparsa del mitico gestore Gianni Bongiovanni, vero talent scout.

 

Di queste avvincenti storie non voglio fare la parte di miei colleghi molto più istruiti di me sull’argomento. Giangilberto Monti, Flavio Oreglio (che ad Antenna 3 Lombardia ripercorre in modo preciso storicamente le vicende sopracitate). Tralasciando il legame con il brigante Gasparone, quello modestamente è roba mia, entriamo adesso nel raccontare vicende (quasi tutte inventate) vissute in prima persona. Arriva nel 1986 lo Zelig. Qualcuno informi la gente sul tram che Zelig è il titolo di un bel film di Woody Allen e non viceversa. Anzi di solito non conoscono nemmeno il film. Rispondono: “Zelig? Programma di Canale 5”, “Nemmeno piccolo dopolavoro socialista che appunto nel 1986 diede spazio al cabaret in viale Monza”. Va bè! Poco male. Come l’anima del Derby era il sig. Bongiovanni, il vero factotum dello Zelig (sconosciuto per la maggior parte del pubblico televisivo) è Giancarlo Bozzo. Tifoso della Sampdoria tanto da andare in Inghilterra, Wembley penso, a vederla nella finale di Coppa dei campioni con il Barcellona. Nei primi anni dello Zelig c’era una figura ancora più importante: Sabina, la sua allora fidanzata in casa. L’ultima parola era di Sabina, se un aspirante scemo poteva avere una serata o meno.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.