Innamorato fisso
Nuova war room: Meloni cambia il governo
Dentro Canalis e De Filippi, resta fuori Mara Venier che si lamenta con Piantedosi. Tra le figure di riferimento del governo, Lucio Presta, Ettore Prandini e il prof. Orsini. E c’è un posto, strano ma vero, anche per il nostro Milani
Dopo le regionali in Abruzzo, la premier ha deciso di cambiare tutto. Il risultato elettorale è comunque ottimo! Vince il candidato del centrodestra con il 79 per cento delle preferenze. Vediamo insieme, con calma, e senza vantarci, le decisioni della presidente Meloni. Subito dentro all’esecutivo, come sottosegretari alla cultura: Elisabetta Canalis e Maria De Filippi. Rimane delusa per non essere stato nominata Mara Venier, che si lamenta con il ministro dell’Interno Piantedosi: vediamo la telefonata! Inutile ricordare che sono stati fidanzati dal 1991 al 1995, quando di comune accordo si lasciarono (ma fu lui a staccare, dispiace dirlo). Ecco spiegato il motivo del tono confidenziale dell’intercettazione. La più sana e bella della storia repubblicana.
Mara: “Matteo ciao! Come stai, non ci siamo più visti da quando eri prefetto di Lodi…”.
Piantedosi: “Sì! Ma ti penso tutti i giorni, ricordi le passeggiate notturne sul lungomare di Sirmione? Eravamo felici, ma ormai ci eravamo giustamente lasciati”.
Mara: “Lascia perdere il romanticismo. Ti chiamo per lamentarmi”.
Piantedosi: “Dimmi, farò tutto quello che dici tu!”.
Mara: “La Meloni ha nominato la Canalis e la De Filippi e non anche me”.
Piantedosi: “Vengo a saperlo solo adesso, sei sicura?”.
Mara: “Sì! E’ uscita la notizia su Fanpage con foto mia e di Jerry Calà nudi”.
Piantedosi: “Hai fatto bene ad avvertirmi, così faccio chiudere Fanpage. Sono castristi filoiraniani”.
Mara: “Non esagerare! Non puoi dire alla Meloni di trovarmi un posto da vice ministro?”.
Piantedosi: “Mara! Ti parlo francamente, sono in bilico anch’io. La Meloni vuole mettere al Viminale Mario Giordano”.
Mara: “Fa benissimo! È l’unico giornalista che stimo”.
Piantedosi: “Ma sei una giornalista anche tu”.
Mara: “E allora? Piuttosto portami a cena sul lago d’Iseo. Ti devo parlare senza quegli orecchioni che spiano le nostre telefonate”.
Si sente tossire, tipico dell’intercettatore che vuole farlo sapere a chi parla. Piantedosi: “Sì! Ma preferisco la città di Melzo, per un incontro”.
Mara: “Va bene a stasera, ciao amore”.
Un altro personaggio che entra a far parte dello staff meloniano sono io. Ricevo una telefonata da Mario Sechi. “Pronto! Ragioner Vacini?”. Io: “Sì! Sono qui!”. “Sono Mario Sechi…”. Io: “Che onore, mi dica direttore, farò tutto quello che vuole lei”. Sechi: “Non esageriamo, il libero arbitrio è una regola ferrea e non intendo infrangerla. Vorremmo chiederle se vuole far parte di una cellula segreta di impostori e millantatori…”. Io: “E’ sempre stato il mio sogno!”. Sechi: “Fin da bambino?”. Io: “No! Francamente ho preso quel vizio lì del diffamare il prossimo finita la terza media”. Sechi: “Poco importa! A noi interessa metterla a capo di una loggia massonica con rito africano…”.
Lo interrompo. “Mi scusi, ma sono già affiliato a quella che ha sede a Monrovia, capitale come sa della Liberia”. Sechi: “Benissimo! Avverto l’addetto dell’ambasciata italiana a Monrovia che lei è un povero scemo. Così, nel caso fosse scoperto a seminare polpette avvelenate, abbiamo la scusa che lei è un povero deficiente”. Io: “Direttore! Ma cosa devo fare per il governo Meloni?”. Sechi: “Niente! Anzi deve parlare male dell’esecutivo e organizzare manifestazioni contro la premier. Per questo dovrà reclutare figuranti che spaccano le vetrine…”. Io: “Sì! Mi rivolgo agli amici della curva dell’Olimpia Milano, sono molto discreti e non esiste pentitismo”. Sechi: “Potrebbe organizzare un falso attentato quando a Roma è in visita il segretario generale dell’Onu?”. Io:” Sì!”. Sechi: “Giustamente verrà sventato e il disgraziato abbattuto prima che possa mettere in atto tale vergognosa azione”. Io: “Ma non esageriamo! Comunque non c’è problema! Ci sentiamo domani, mi chiami sul telefono fisso di casa”. Sechi: “Ma cosa aspetta a disdire l’abbonamento Sip?”. Io: “Aspetto che l’azione Tim risparmio vada a cinque euro”. Sechi: “Fai bene! Testa di dromedario”.
Nello stesso giorno Pif riceve una telefonata da Marco Travaglio. “Ciao! Pif volevo chiederti se diventi presidente della commissione regionale antimafia”. Pif: “Di quale regione?”. Travaglio: “Del Veneto”. Pif: “Sì! Accetto! Anche se non sapevo che il Veneto avesse una commissione antimafia”. Travaglio: “Tutte le amministrazioni regionali hanno istituito una commissione antimafia”. Pif: “Anche il Molise?”. Travaglio: “No! Il Molise no, infatti stiamo attaccando da bestia il suo presidente”. Pif: “Scusa Marco, non per mancarti di rispetto, ma lavori per il governo Meloni?”. Travaglio: “Non solo, ma anche per tutti gli altri governi precedenti. Ho sempre fatto finta… Infatti quando Gomez si è accorto è rimasto deluso”. Pif: “Si è offeso!”. Travaglio: “No! Offeso non direi! Amareggiato più che altro, ma poi gli passa. Tanto è uguale”. Pif: “Sei un agente della Nato?”. Travaglio: “Sì! Ma loro non si fidano più, pensano al doppio gioco, dopo che mi hanno visto entrare al consolato russo di Bari, ecco perché mi devi sostituire tu”. Pif: “Non capisco…”. Travaglio: “Devi impegnarti tramite ricatto a far chiudere ‘Le Iene’. O al limite farle pendere a favore del governo. Ma preferiamo che chiudano baracca e burattini”. Pif: “Ci sto! Dammi una settimana e le Iene spariscono dai palinsesti Mediaset”. Travaglio: “E come fai?”. Pif: “Tramite fondi neri del Sifar”. Travaglio: “Di che cifra parliamo?”. Pif: “Non saprei risponderti, sono in bitcoin e ogni giorno, anzi ogni ora vanno su e giù del 25-30 per cento”. Travaglio: “Adesso vale 61 mila euro”. Pif: “Allora abbiamo a disposizione 950 milioni”. Travaglio: “Non ti conviene comprare l’Atalanta?”. Pif: “Sì! Ma rimane ancora diverso denaro, in contanti”. Travaglio: “Puoi comprare anche il Nottingham Forest, sempre in contanti”. Pif: “Vediamo! Vediamo! Non mettermi fretta. Comunque viva la Meloni”. Travaglio: “Viva Giorgia. Anzi non so!”.
Altro personaggio che entra tra le figure di riferimento del governo è il dott. Lucio Presta. Il più grande impresario televisivo italiano. Mario Sechi mi ha dato l’incarico. Eseguo! Ecco la cortese e bella telefonata. “Dott. Presta! Buongiorno, sono un agente della Dia, che è appena stata sciolta dal governo. Non sapevo che anche lei era un collega”. Presta: “Sì! Sono stato reclutato durante il governo Gentiloni, ma lei chi è?”. “Sono un ex cabarettista che siccome la gente si lamentava che non facevo ridere, ho dovuto fare l’infame verso i colleghi”. Presta: “Hai fatto non bene, hai fatto benissimo, bravo”. Io: “Posso chiamarti Lucio?”. Presta: “No! Chiamiamoci con i nomi che avevamo alla Dia”. Io: “Ok! Pettirosso”. Presta: “Ciao! Ghiandaia”. Riprendo: “Senti! Ti ho sempre stimato, a nome di Giorgia ti chiedo se con la schiera artisti che fanno tutto quello che dici tu, non intervieni… Non dico di osannare il governo, ma almeno non criticarlo”. Presta: “Non c’è problema! Comunica alla premier e a Salvini che nella mia scuderia non verrà mai meno la fiducia al governo in carica, sia della Meloni che della Schlein”. Io: “Lucio, ci sarebbe un problema con quel coglione di Crozza! Deve smettere l’imitazione della Giorgia! Anzi, dovrebbe caricarla di più, così è troppo benevola!”. Presta: “Amico mio, Crozza non è mio artista ma di Beppe Caschetto”. Io: “Ah scusa, a questo punto telefono a Cairo per far chiudere quel programma, così dicono che censuriamo la satira”. Presta: “Parlo contro il mio interesse, ma è giusto bloccare il dissenso”. Io: “Puoi anche far qualcosa per quel Ranuccio di Rai 3”. Presta: “No! Lì non posso far niente, chiedi a Giuseppe Conte che è suo socio in un investimento immobiliare alle isole Comore”. Io: “Fanno bene a investire alle isolone Comore, anche perché se c’è da scappare sappiamo dove intanarci”. E giù a ridere come matti.
Presta e io si è cominciato a ridere e poi ridere che non riuscivamo più a fermarci. Al telefono per due orette risate e poi ancora. Tanto che lo spione che intercettava si è preoccupato e ha telefonato in psichiatria preso il nosocomio di Nuoro. Ecco la telefonata di chi ci intercettava al reparto: “Pronto! Reparto dei deficienti?”. Capo sala: “Si vergogni a definire così i nostri cretini, comunque sì… Cosa disturba a fare?”. “Sono quello che stava intercettando Milani Maurizio e Lucio Presta, è diverse ore che ridono al telefono”. Capo sala: “Ridono e basta?”. “Sì! Ridono da non dormir la notte”. Capo sala reparto: “Ma ridono oppure alternano tale atto a digerire forte?”. “No! Ripeto, ridono e basta”. Capo sala: “A questo punto dispiace dirlo, sono diventati pederasti… scusi la parola”. “No! Si figuri! Sono pederasta anch’io”. Capo sala: “Anche lei? Anche io mio marito! L’ho scoperto oggi, come uomo mi ha deluso. Ma nemmeno tanto”. “Cosa faccio?”. Capo sala: “Non faccia niente! Mai interrompere una risata, possono rimanere muti, ormai non sono più uomini”. “E cosa sono? Se posso permettermi”. Capo sala: “Sono bestie! Bestie a due zampe”. “Dispiace!”. Capo sala: “A me no! In fondo fino a oggi sono stati più che bene, doveva finire prima o poi”. Si sente un colpo di pistola. La capo sala fa: “Scusi! Ma si è ammazzato?”. Lui: “Sì! Perché mi sono innamorato di lei”. A quel punto la capo sala si butta giù dal quinto piano. Cade su un ballone di fieno, messo dagli agricoltori che non protestavano. Viene salvata e decide di darsi a pagamento sul web, ma neanche.
Altra figura che entra di forza nelle istituzioni è il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. Viene dato l’incarico di contattarlo a un netturbino di Pesaro (legato al sindaco). “Pronto presidente?”. Sì! Chi disturba alle 10.30? Sono in stalla per le tosature bestiame”. “La chiamo per conto della Meloni, dovrebbe assaltare con le sue truppe la sede di Amazon Italia e spaccargli fuori tutto”. Prandini: “Anche il mobilio negli uffici?”. “Sì! Devastate tutto, poi a far brillare il capannone ci pensano gli artificieri dell’associazione uomini anziani di Rogoredo (Mi)”. Prandini: “Vacca che roba, mai visto una cosa così. Ci sta, inizio domani, Oggi no perché nasce una vitella albina. La vendiamo al circo, anche se non si potrebbe”.
Per finire il rinnovamento della dirigenza che tiene in mano l’Italia. Mancano due nomi. Giorgio Chiellini e il prof. Alessandro Orsini. Viene incaricato del contatto l’attuale capo di gabinetto della premier. Ambra Angiolini (detta donna più bella del mondo). Ci siamo: “Pronto? Prof. Orsini?”. “Sì! Chi parla? La figlia di Sacharov?”. “No! Non sono la figlia di Sacharov, sono Ambra Angiolini professore”. Lui: “Non ci credo! E’ uno scherzo!”. “La metto in videochiamata, scusi il pigiama della Lazio”. Lui: “Si figuri! Ho sempre tifato Lazio”. “Professore lei è diventato uno degli opinion leader tra i più ascoltati dagli elettori sia nostri che dei Cinque stelle, vorremmo che si esprimesse di più”. Lui: “Ambra! Farò tutto quello che mi chiedi”. Ambra: “Allora ascolti, deve andare a via Veneto davanti all’ambasciata Usa e qui urlare ‘Viva Trump, viva il generale Lee’”. Orsini: “Vado subito! Prenoto il Frecciarossa che da Agrigento va a Roma”. Ambra: “Può tirare il freno di emergenza appena dopo Battipaglia?”. Prof. Orsini: “Certo Ambra! E non ti chiederò perché!”. Ambra: “Ecco è meglio non chiedere e poi… anzi volevo dirti: io ti amo! E tu?”. Orsini: “Anch’io Ambra! Da sempre!”. Ambra: “Vediamoci di nascosto stasera a Jesolo, ti consegno dei documenti top secret sullo stato di salute delle forze armate tunisine. Tu veicola la notizia su Limes”. Orsini: “Chiamo subito il direttore Caracciolo”. Ambra: “Che tu sappia, il direttore Caracciolo è comunista?”. Orsini: “Che io sappia direi di sì, ma potrebbe fare apposta ed essere di Renzi”. Ambra: “No! Ho cambiato idea! Non vediamoci. Non vediamoci mai più per sempre”. E sbatte giù il telefono.
Orsini è costernato. Cerca di contattare Ambra su TikTok. Sta facendo una diretta. Alla fine Ambra lo richiama: “Ciao! Volevo farti spaventare. L’uomo innamorato va fatto spaventare”. Orsini: “Hai fatto bene! Amore, mi piace spaventarmi”. Ambra: “Si vede dal tuo sguardo che sei perennemente spaventato… Come mai?”. Orsini: “Ho visto una gazzella di Thomson quando avevo nove anni”. Ambra: “E allora?”. Orsini: “Infatti non so spiegarmi l’accaduto, sta di fatto che da allora è uno spavento via l’altro”. Ambra: “Ma la donna non vuole l’uomo ‘stramito’ (spaventato)”. Orsini: “Sarò forte!”. Ambra: “Ha detto la Meloni se puoi telefonare alla Confetto Falqui per essere assunto…”. Orsini: “Chiamo subito”. Ambra: “Ciao! E’ finita!”. Orsini: “Sì! E’ finita! Non riuscivo a gestire lo stress di parlare con te. Figurarsi a vederti”.
Ma ormai la donna più bella del mondo ha messo il giù il telefono. Il prof. Orsini si sta vestendo bene, per sostenere il colloquio alla Confetti Falqui, via Gaetano Bruno n. 36, Milano (vicino all’ortomercato).