Innamorato Fisso
La storia del cane dell'obitorio
L'animale è diventato la mascotte dei dipendenti e di chi veniva a far visita ai propri cari. A parte una persona
Nel 2009 viene all'obitorio una giovane insegnante con cane. Mi fa: “Gentilmente, può tenerlo un attimo, che vado a vedere i treni per Voghera?”. Io: “Ci sono da Milano Porta Genova ogni 26 minuti”. Lei: “Per sicurezza vado a controllare. Torno subito”. Io: “Faccia con comodo, da qui nessuno si azzarda ad andare a giocare al lotto. Sarebbe interruzione di pubblico servizio”. Inutile dirlo: non si è più fatta vedere. Il cane poi da un esame più accurato aveva una zampa slegata, che poi si è giustamente rotta e un'infezione all'orecchio definita dal veterinario “bella e completa”. Lo si è curato, si è ripreso.
Da 15 anni è il cane dell'obitorio. Essendo intelligente ha subito capito l'ambiente, per cui non abbaia mai. Né quando portano via una salma, né quando ne espongono un'altra. Nessun parente si è mai lamentato, anzi dà conforto con il suo affetto. Ne ha per tutti. Solo una lamentela, un amministratore comunale di sinistra viene e fa: “Il cane all'obitorio non potete tenerlo”. Io: “Chi l'ha detto? Enrico VIII?”. Lui: “Non faccia lo spiritoso o le mando una lettera di richiamo”. Io: “Senti comunista con al polso un Girard-Perregaux da 130 mila euro, il cane è qui dal 2009. Da qui non si muove... e ti dirò che quando mancherà le spoglie le esporremo in una saletta riservata agli ospiti”.
Il comunista ha preso ed è andato via: “Non finisce qui”. Nell'uscire ha incontrato il capo dei rom di Milano. Veniva a trovarmi... sono stato suo compare di nozze. Mi fa: “C'è qualche problema?”. Io: “Nessuno!”. Il comunista ha sentito e si è spaventato. E' corso a dare le dimissioni ed è andato via dall'Italia.