(foto LaPresse)

Innamorato fisso

La verità sul caso Scurati

Maurizio Milani

Dal jazzista che suonava con Mussolini jr, da citare nel monologo, fino alla telefonata che ha fatto traballare il sistema mediatico. Grazie alle intercettazioni (e all’ufficio in via dei Dromedari 1) sappiamo come è andata davvero

Siamo in grado di pubblicare il giro di telefonate in merito al caso “Tonio Scurati”. Tutto inizia con la chiamata di Serena Bortone allo scrittore.
  
“Tonio! Ciao! Volevo un intervento sul 25 Aprile scritto come tu sai fare…”.

Scurati: “Grazie Serenona… scusa, Serena: l’ho già pronto”.

Bortone: “Puoi aggiungere dei riferimenti a Tony Scott?”.

Scurati: “Chi?”.

Bortone: “Sai quel jazzista italo-americano, definito il più bravo clarinettista di tutti i tempi…”.

Scurati: “Si può far tutto, ma non capisco con la Liberazione che attinenza c’è… è stato partigiano?”.

Bortone: “Ma quale partigiano, Tony Scott faceva il cretino vestito di nero nei jazz club di Milano accompagnato al piano da Romano Mussolini”.

Scurati: “Ma roba da matti, scrivo subito questa faccenda dentro il mio discorso… per il compenso chiedo alla produzione”.

Bortone: “Sì! Chiama l’ufficio contratti Rai di via Dromedari 1, chiedi di Gisella. Ciao, mi raccomando, calca la mano anche sulla ministra Roccella”.

Scurati: “Quello è sicuro. Parlo di Emiliano o meglio lasciar correre?”.

Bortone: “Non mischiamo gli argomenti che poi la gente si confonde. Fai un intervento sulla liberazione del ‘45”.

Scurati: “Sì, sì. Ciao! Però a questo punto mi sono offeso e faccio di testa mia”. Bortone: “Spiegati meglio”.

Scurati: “Parlo dell’Ungheria e della Salis che deve andare a Bruxelles”. Bortone: “Fai come vuoi, tanto ormai sono stata designata a condurre Sanremo. Parliamo di 60 per cento di share, mica del 5 per cento”. Scurati: “Perché, il tuo programma fa il 5 per cento?”.

Bortone: “A volte anche la metà!”.

  
Si sente un leggero singhiozzo. Giustamente. Scurati: “Non piangere Serena, vediamo cosa possiamo fare…”. Bortone: “Truccare l’Auditel?”. Scurati: “Di più! Far aprire tutti i telegiornali su di noi”.
  
Seconda telefonata completa. Scurati chiama l’ufficio contratti Rai. “Pronto! Sono Antonio Scurati!”. Impiegata: “Chiiiii?”. “Antonio Scurati, il saggista”. Impiegata: “Complimenti, cosa vuole? Alle due vado a casa”. Scurati: “Chiamo per il mio intervento al programma della Bortone”. Impiegata: “E allora? Vado in pensione lunedì… arrangiatevi”. Scurati: “Mi può passare il direttore generale generale?”. Impiegata: “Sì! E’ qui alla macchinetta del caffè. Un attimo, stia in linea comunista”. “Pronto, sono Gian Paolone Rossi. Chi mi disturba a quest’ora?”. Scurati: “Veramente, sono le 12.30, sono Antonio Scurati la chiamo per la mia partecipazione su Rai 3…”. Rossi: “E’ già d’accordo per la scaletta con gli autori?”. Scurati: “No! Penso sia nella fascia di massimo ascolto”.

  
Rossi ride, ma ride tanto che gli viene la tosse. Scurati: “Tutto bene direttore?”. Rossi: “Tutto bene direttore?”. Rossi: “Sì, sì. Scusi, ma i comici non mi fanno ridere, mi diverto più con le comicità involontaria”. Scurati: “Grazie, è un bel complimento”. Rossi: “Lo merita, le offro per il suo intervento dalla Bortone 21 mila euro per un minuto di intervallo”. Scurati: “Un attimo, prima di decidere chiamo Serena Bortone. Ciao! Grazie”.
  
Terza telefonata. Scurati: “Bortone, il d.g. Rai mi offre 21 mila euro… cosa faccio?”. Bortone: “E’ un polpettone avvelenato, così poi dicono in commissione Vigilanza che ti sei beccato un bel  malloppo… dovresti venire gratis”. Scurati. “No! Gratis no! Non sono un cantante di karaoke”. Bortone: “Chiama la presidente Rai, vedrai che lei ti censura e così poi andiamo a piangere da Travaglio e soci e demoliamo il governo. Quindi elezioni politiche anticipate da accorpare alle europee”. Scurati: “Affluenza?”. Bortone: “Non più del 30 per cento, se piove la metà, peggior paese europeo come votanti. Una roba mai vista”.


Quarta telefonata. Intercettata come le altre (dispiace dirlo). Scurati: “Dottoressa Marinella?”. “Siii?”. “Sono Scurati”. “E allora? Tutti sono qualcuno! Comunque mi dica…”. Scurati: “Per partecipare a ‘Che sarà’ farò un intervento sul fascismo partendo dal delitto dell’onorevole Matteotti… pretendo 2 mila e 500 euro”. Presidente Rai Marinella: “Benissimo! Ma non per mancanza di rispetto, se tutti gli ospiti che non vanno ai programmi Rai mi telefonano, non dormo più la notte”. Scurati: “Ma mi permetta, sono spesso ospite da Lilli Gruber”. Marinella: “E quanto prende?”. Scurati: “Mi danno l’abbonamento in tribuna del Torino”. Marinella: “Però! Noi le diamo 1.800 euro. Accetta?”. Scurati: “E’ poco…”. Marinella: “Va bene 1.800, però nell’intervento ricordi anche l’omicidio del filosofo Giovanni Gentile…”. Scurati: “Ma è pazza, verrei preso per nostalgico…”. Marinella: “Allora prof. Scurati, io la censuro, lei va a lamentarsi dai suoi amici e diventa famoso in tutta Italia”. Scurati: “E’ sicura presidente?”. Marinella: “Certo! Salame… in fondo oggi la conoscono i librai e i suoi lettori che mi risultano lo 0, 3 per cento della popolazione italica, con questo affronto che il servizio pubblico le concede lei diventa nazional-popolare. Scurati: “Non vorrei offendere il Pd”. Marinella: “Ma non offende nessuno, al limite si lamenterà la Bortone che durante il suo intervento lo share crolla di botto, ma chi se ne importa… ormai c’è una frammentazione che non si capisce più niente”. Scurati: “Mi ha convinto facciamo così”. Marinella: “Scurati, tenga conto che pur essendo di area filo governativa mi candido con il movimento di Santoro. Pace giustizia e uomini anziani”. Scurati: “Che bel nome, piacerebbe anche a me essere nella lista”.

 
Interviene Gianpaolo Rossi, d.g. Rai che ascoltava: “Finalmente! E’ lì che volevamo arrivare! Fare parlare di lei per poi candidarla con Santoro nella lista ‘Balle e uomini anziani”. Per semplificare, sia chiaro…”. Scurati: “Non ci sto capendo più niente. Telefono a Serena Bortone”. Quinta telefonata. “Serena, aiutami. I massimi dirigenti Rai mi lusingano e mi confondono e anche tu con la storia di Tony Scott, sono andato a vedere su YouTube, era veramente un mito. Perché non lo inviti?”. Bortone: “E’ defunto, se no lo chiamavo”. Scurati: “Sei andata al funerale?”. Bortone: “No! Sono andati quelli della mia redazione, ma sono stati contestati per aver fatto i fumogeni non graditi in cerimonia pre seppellimento”. Scurati: “Allora sono stato censurato o no?”. Bortone: “Speriamo amico mio! Speriamo! Sarebbe un regalo troppo grande, a proposito quando hai vinto il premio Strega hai bevuto davvero il liquore oppure fatto finta?”. Scurati: “No, ho bevuto diverse bottiglie di quell’ottimo liquore, anzi vorrei fare un monologo sulle varie fasi della preparazione di questa eccellenza italiana. Dalla scelta delle botti ecc.” Bortone: “Ma sì, metti dentro anche il famoso alcolico a base di erbacce”. Scurati: “Perché le chiami erbacce?”. Bortone: “Ma era una battuta, non si può stemperare un ragionamento con una battuta”. Scurati: “Non sul liquore Strega”. Bortone: “Ah sì! Allora stai a casa tua, nel mio programma non ti voglio maldisposto e permaloso…”. Scurati: “Allora vado a fare il mio monologo a ‘E’ sempre Cartabianca’. Dalla Berlinguer”. Bortone: “Non farmi questa, sarebbe una pugnalata per me. Dài Antonio, ti aspetto da me, fai quel monologo che poi ti parlo francamente. Fossero cose inedite, uno dice però che nuovi documenti il grande Scurati ha tirato fuori, ma dici cose risapute dal 1930-31, campionato vinto dall’Ambrosiana Inter”.
 
Interviene il d.g. Rossi che spiava la bella telefonata. “Bortone, lei è sollevata dalla conduzione del programma, la rimetto su Rai 1 tutti i giorni alle 14”. Bortone: “Chiamo Conte Antonio per dirgli tutto”. Rossi: “L’ho già avvertito io. E’ sulle mie posizioni, lei torna a occuparsi di costume e design”. Si sente la Bortone urlare: “Vado a lamentarmi dal segretario dell’Usigrai”. Scurati: “No! Dài Serena, non fare così”. Bortone: “Sì hai ragione, con il mio programma non  volevo offendere nessuno e si sono offesi tutti. A questo punto la prossima puntata invito un esponente del Front National”. Scurati: “Marine Le Pen?”. Bortone: “Se mi dà il permesso la Soldi direi di sì”. Scurati: “Sai qual è il suo cachet?”. Bortone: “Su Instagram c’è scritto che partecipa ai talk esteri per cinquecento franchi coloniali”. Scurati: “Che sarebbero’”. Bortone: “500 euro normali più albergo”.
 
Intanto la Meloni avvertita alle terme di Tunisi interviene su X: “Viste le polemiche orchestrate da quinta colonne interne che sabotano il mio gabinetto, pubblico l’intervento dello Scurati. Tenete conto che è copiato dai libri di storia delle scuole medie inferiori. Ragazzi che ridere, e chi sostiene il contrario di quello che scrive Scurati?”. Prosegue la Meloni nel suo intervento social “per quanto riguarda Tony Scott vi invito a vedere il film ‘Io sono Tony Scott’. Anzi ho dato incarico alla Soldi e al direttore Rai Rossi di dare il film in prima serata su Rai 1. Il 25 aprile qualcuno si offenderà, ma è jazz”.

 
Subito dopo questo post la premier in sauna a Saturnia riceve questa telefonata: “Presidente, siamo qui riuniti cda Rai più io (Giampaolo Rossi) e la dott.ssa Marinella Soldi”. Meloni: “Perché disturbate?”. Loro: “Non ci sembra opportuno il giorno della Liberazione far vedere un film dove c’è il figlio del Duce al pianoforte”. Meloni: “Allora, spostate il film al primo maggio”. Loro: “Ma non c’è il concertone della Cgil? Non è il caso, Tony Scott e anche Maresco il regista insomma… sono una vergogna per la cultura”. Meloni: “Fate come volete, ho cose più importanti”. Loro: “Tipo?”. Meloni: “Trattenere Amadeus in Rai e se nel caso dovesse scappare sostituirlo con Jovanotti, che però non viene”.  A meno che gli diamo 75 milioni di euro per due anni, ma capisco che non si può… però facciamolo uguale”. Soldi e Rossi: “Presidente! Accetti le nostre dimissioni!”. Meloni: “Accettate! Al vostro posto Mario Giordano e Francesco Borgonovo”.
 
Un’altra telefonata. Volevo omettere, ma poi no. Tomaso Montanari invidioso del clamore mediato che riscuote Scurati telefona al ministro Bernini: “Signora ministro, il premio dato a Vasco Rossi a nome del Vate è apologia di fascismo. Dispiace dirlo. A Gardone Riviera, D’Annunzio dopo il volantinaggio su Vienna era per tutti il Duce d’Italia. La storia ci dice che un gruppo di camicie nere nel 1921 andò sul lago a proporre a D’Annunzio di prendere il posto di Benito Mussolini come capo. Gabriele D’annunzio rifiutò. Ma fu sempre considerato vicino al regime. Concludo: mettiamo al bando il premio del Vittoriale e allontaniamo Vasco Rossi da tutti i programmi e servizi Rai. Firmato il rettore Tomaso Montanari (detto: vantarsi in tv è bello), prossimo ministro Pubblica istruzione nel governo Conte Tre. Sostenuto da Pd più Lega più Azione. Italia Viva no. Appoggio esterno Cinque stelle. Clamoroso, non danno la fiducia al proprio leader, che dopo il giuramento al Quirinale si dimette. Pronto un Peppe Conte quater.
 
Un’altra telefonata di lamentela sul caso è di Peter Gomez alla Procura di Milano. Gomez: “Non potete aprire un fascicolo contro i dirigenti Rai che hanno censurato”. Procura: “No! Hai finito di comandare anche qui. I tuoi sono tutti in pensione, e noi stiamo con Nordio. Anzi, è probabile un’inchiesta su di te e Scanzi. Veri o falsi, biglietti omaggio per teatro? Scanzi sta dicendo tutto”.

 
Ma la telefonata più potente che ha fatto traballare il sistema mediatico italiano è quella dell’ad Rai Roberto Sergio. Eccola. Telefonata d’urgenza a Lucio Presta, agente della Bortone di Scurati di Amadeus degli U2 delle Bananarama e Spice Girls. Insomma il più importante manager dell’infotainment. Serio: “Lucio cosa succede?”. Lucio: “Leggo i giornali, non so niente. I miei artisti fanno di testa loro”. Sergio: “Lucio, ti voglio bene! Ma se non risolvi il caso Bortone presto, sbatto fuori tutti i tuoi artisti dai programmi delle reti Rai”. Lucio: “Anche radio?”. Sergio: “Sì, tutti!”. Lucio: “Dimmi cosa fare”. Sergio: “La Bortone deve dire che alle prossime europee vota Forza Italia”. Presta: “Se è per questo non faccio fatica, vota già per Tajani”. Sergio: “Allora che lo dichiari in diretta!”. Presta: “Roberto, volevo chiederti un favore”. Sergio: “Sono qui”. Presta: “Puoi levare da Linea Verde Rai 1 Marcello Masi e mettere ancora Patrizio Roversi?”. Sergio: “E Masi?”. Presta: “Mettilo alla Domenica sportiva, scegli tu chi mandare per strada, Ciao!”, Sergio: “Ciao! Non garantisco, però sì!”.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.