Il Giappone che si riarma adesso ha solo un problema: non ci sono i soldati
Sono ormai tre anni e mezzo che è al potere, ma come mai Kim Jong-un non è mai uscito dal paese? Eppure di inviti ufficiali ne ha ricevuti: l’ultimo – declinato – è stato quello da parte di Mosca, e il Supremo Leader era stato invitato a partecipare alle celebrazioni per la fine della Seconda guerra mondiale. Andrei Lankov, storico e uno dei massimi esperti di affari nordcoreani, ha detto in un’intervista a Radio Free Asia che probabilmente KJU è ancora troppo inesperto: “I giornalisti e gli osservatori, in caso di viaggio all’estero, registrerebbero ogni errore o goffaggine. Quindi prima di farlo partecipare a un summit internazionale ha bisogno di qualche esperienza da allenamento”.
La Corea del nord ha annunciato un’amnistia per i criminali che hanno compiuto crimini contro lo stato. Celebrerà il 15 agosto, per commemorare il 70° anniversario della Liberazione di Corea e il giorno della fondazione del Partito dei lavoratori. Anche la presidente sudcoreana Park Geun-hye, lunedì, ha annunciato un’amnistia per lo stesso giorno: “Servirà ad aumentare la crescita economica e aiutare la riconciliazione nazionale”.
L’Hacking Team milanese sta creando grossi problemi pure al governo di Seul. Perché se tutti spiano tutti non è un problema, ma quando gli spioni sono a loro volta spiati… insomma, i servizi d’intelligence sudcoreani dicono di aver utilizzato l’azienda italiana per creare virus e tenere d’occhio – tramite cellulari Samsung e l’app per chattare KakaoTalk che ha 38 milioni di utenti in Corea del sud – soprattutto le spie nordcoreane. All’inizio dell’anno il capo della National Intelligence Service è stato condannato per aver “influenzato” le elezioni nazionali tramite social network. La discussione che sta montando è sempre la stessa: quanto si possono spingere oltre i servizi d’intelligence?
I debiti coi samurai, giammai. La Grecia ha pagato tutto l’ammontare del debito che aveva con la Mizuho Bank Ltd. che risaliva a vent’anni fa. Novantacinque milioni di dollari. Se non avesse pagato, spiega il Wall Street Journal, sarebbe stato il primo default di debito con il settore privato.
Il regista Hayao Miyazaki è una figura molto amata, una specie di nonno per tutti i giapponesi, soprattutto tra i più giovani. L’altro ieri Miyazaki si è espresso in modo molto duro nei confronti della politica di Shinzo Abe, e ha detto che il disegno di legge sulla sicurezza, se fosse trasformato in legge, sarebbe “una follia”: “Il premier vorrà essere ricordato dalla storia come il grande uomo che ha cambiato la Costituzione, ma io penso che sia impossibile fermare l’espansione militare della Cina con la forza militare. Dobbiamo pensare diversamente. E’ per questo che abbiamo una Costituzione pacifista”. Miyazaki da tempo si spende anche per difendere l’indipendenza dell’arcipelago di Okinawa dal militarismo americano. La legge sulla sicurezza potrebbe essere votata già oggi dalla Commissione speciale della Camera bassa della Dieta giapponese.
Con l’alleggerimento, lo scorso anno, del divieto imposto 50 anni fa al Giappone di esportare armamenti – un provvedimento voluto fortemente dal premier Shinzo Abe – alcuni contractor militari sono in un momento di super eccitazione. Tra di loro, scrive il New York Times, Mitsubishi, Kawasaki, Hitachi, Toshiba, pronti a vendere sottomarini, droni e qualsiasi tipo di robot ultratecnologico, dopo mezzo secolo in cui hanno potuto dedicarsi esclusivamente alla ricerca. Secondo un’esclusiva della Reuters, Tokyo ha espresso interesse anche a entrare nel consorzio di costruzione dei missili Nato (NATO Seasparrow Consortium). Il problema adesso, però, è l’arruolamento. Perché il 2014 è l’anno in cui per la prima volta da 32 anni c’è stata una riduzione del numero di aspiranti membri della Self-Defence Force giapponese. E il problema è demografico, nel senso che sono sempre di meno i ragazzi (35 per cento di candidati in meno rispetto al 1993).
E’ scomparso l’altro ieri un mito della cultura super pop giapponese, Satoru Iwata, il ceo della Nintendo. La casa di videogiochi giapponese, che ha sempre mantenuto la sua sede nell’antica capitale di Kyoto, ha salutato il suo capo con le bandiere a mezz’asta. Sui social network la diffusione dell’hashtag #thankyouiwata rende l’idea di quanto fosse amato anche dai consumatori, che lo apprezzavano nonostante fosse il primo ceo a non essere un membro della famiglia Yamauchi, quella che nel 1889 fondò l’azienda di giocattoli. Iwata era diventato il simbolo dei valori di correttezza e umiltà nei suoi famosi “Iwata Ask”, sessioni di Q&A con i giocatori. Una petizione online ora chiede alla Nintendo di creare subito un amiibo (alter ego online dei giochi Nintendo) con il profilo di Iwata. Ma chi prenderà il suo posto? Qualcuno dice Shigeru Miyamoto, il creatore di Super Mario e Donkey Kong, qualcun altro Genyo Takeda, creatore di Punch-Out!!, il videogioco per la Wii con i guantoni da boxe.
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