Il tafazzismo della Uefa che insiste con gli arbitri di porta
L'idea poco comprensibile che due omini altrimenti detti “arbitri addizionali” siano meglio del Var
Il Var può piacere o no, è questione di gusti, di come si guarda e si concepisce il giuoco del calcio, perfino di ideologie. I conservatori come il sottoscritto mal digeriscono le innovazioni non indispensabili – la goal line technology è invece indispensabile perché obiettiva e incontestabile perfino da un Simone Inzaghi qualunque. Quel che però non è umanamente comprensibile è l’idea che i due omini altrimenti detti “arbitri addizionali” siano meglio del Var. In Italia l’abbiamo capito, ci abbiamo messo un po’ di tempo ma alla fine si è convenuto che fossero inutili e dannosi: toglievano autorità all’arbitro centrale e più d’una volta non vedevano quel che c’era da vedere e vedevano quel che non esisteva. E da noi andava anche bene, visto che a essere messi in fondo al campo non erano cacciatori svedesi con la passione dell’arbitraggio (vedasi Arsenal-Milan, Europa League, con la prestazione inenarrabile dell’accoppiata Eriksson-Johannesson), ma gente che ormai l’arbitro lo fa di professione. In Europa, invece, preferiscono gli addizionali. Che l’Uefa sia un’organizzazione di parrucconi snob è cosa nota, ma il tafazzismo finora le era sconosciuto. Dicono che Pierluigi Collina, gran capo dei fischietti europei, non sia troppo convinto dal moviolone e che prediliga le sestine con omini in calzamaglia a guardare se vengono commessi falli in area. Però Collina è anche il presidente della Commissione arbitrale della Fifa, che invece ha appena sposato il Var in toto, senza obiezione alcuna. Prima o poi sveleremo l’arcano. Intanto, tornando a casa nostra, i boatos dicono che le ultime prestazioni di Pairetto – dopo Inter-Benevento non si è più visto – e Gavillucci (male in Torino-Fiorentina di domenica) fanno pensare a una dismissione a fine stagione (pensionamento anticipato, per i non informati sulle regole arbitrali). Chi vivrà vedrà.
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