Caro Rizzoli, il rigore è una cosa seria
Il designatore degli arbitri di Serie A si è arrampicato su scivolosi specchi per spiegare in televisione perché alla Juventus sia stato concesso un rigore inesistente domenica scorsa
Il sottoscritto pensa che gli arbitri non dovrebbero mai e poi mai comparire davanti alle telecamere per spiegare la ratio (se c’è) delle decisioni prese sul campo. Non ne hanno bisogno. Dopotutto, i giudici giudicano in Aula, emettono la sentenza, scrivono le motivazioni e – di solito – tacciono. Non vanno a “Un giorno in Pretura” raccontando il perché il per come hanno deciso in una data maniera. Gli arbitri una volta restavano muti. Alzavano cartellini, fischiavano rigori, cacciavano allenatori e non si sentivano in dovere di dare spiegazioni a Caressa, Ilaria D’Amico o Pistocchi. Quando l’hanno fatto, l’hanno fatto male o dopo anni (il caso di Piero Ceccarini che a distanza di vent’anni insiste sul fallo di Ronaldo su Iuliano è l’esempio perfetto). Domenica sera, ospite a Sky, Nicola Rizzoli se l’è cavata bene. Serio, con battute pronte, didascalico. Peccato che poi si sia arrabattato come poteva, arrampicandosi su scivolosi specchi, dovendo spiegare perché alla Juventus sia stato concesso l’inesistente secondo calcio di rigore contro il Benevento. Il designatore della serie A ha riguardato le immagini e ha messo le mani avanti come meglio non avrebbe potuto fare: ognuno – ha più o meno detto – ha una sua idea in merito sul fatto che il difendente giallorosso abbia colpito Higuaín o che quest’ultimo abbia fatto un tuffo come neanche la miglior Tania Cagnotto. Più che altro, non ha convinto la giustificazione sul perché il fischietto Pasqua non abbia fatto ricorso al Var. Rizzoli ha detto che trattavasi di decisione soggettiva dell’arbitro, che ha visto un contatto e quindi lo strumento non poteva intervenire. Ohibò. Ma se la “decisione soggettiva” è errata, che si fa? Si definisce dogma di fede l’errore? Una volta, anni e anni fa, ai ragazzi che frequentavano i corsi per diventare arbitri, i vegliardi istruttori ricordavano sempre una cosa: “Oh, il rigore è una cosa seria eh”.
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