“RoMe & You”
Chissà che cosa rappresentano le cinque palle sul nuovo “logo relazionale” della città di Roma
Abbiamo pensato per un attimo a uno scherzo di carnevale, quando abbiamo visto il “nuovo logo relazionale” dell’Urbe (dove l’aggettivo “relazionale”, che riprendiamo testualmente dai comunicati ufficiali, già evoca assistenti sociali e psicologi della Asl). Si tratta del marchio scelto dal Campidoglio dell’èra Marino per rappresentare la “nuova identità visiva” della città, nonché “la sottolineatura comunicativa dell’esperienza unica e personale che Roma offre”, qualsiasi cosa questo voglia significare. La “nuova identità visiva” è dunque la seguente: uno stemma color porpora (e fin qui ci siamo) sul quale campeggia la scritta “RoMe & You”, sormontata da cinque globi, bolle, insomma, palle multicolori, che vanno dai toni dell’oro a quelli dell’arancio. Mostrato in pompa magna dal sindaco martedì scorso al Macro di via Nizza, con tanto di stuolo di assessori dalle facce più perplesse che compiaciute, il “logo relazionale” è stato partorito, dietro il modesto compenso di ventimila euro, dalla società Inarea Identity and Design Network, e ha collezionato già svariate pernacchie e innumerevoli dileggi in rete. In più di un commento, per esempio, ci si chiede “che cosa rappresentino quelle cinque palle” (a questo proposito ci vengono in mente alcune spiegazioni possibili, nessuna delle quali è purtroppo pubblicabile). Altri, la maggioranza, si interrogano sulla opportunità e/o necessità di far diventare “Rome” il nome di Roma: scarsa fiducia nella capacità degli stranieri di capire che si sta parlando proprio di quella città chiamata Roma da 2.768 anni, quella del Colosseo, del Tevere, del Papa e di “Vacanze romane”? Ancor più scarsa fiducia nel fatto che la parola “Roma”, non tradotta, risulti abbastanza evocativa? Necessità di giocare con “Me & You” in mancanza di un altro straccio di idea (che si vuol pretendere, del resto, per quei miserabili ventimila euro, dalla società Inarea Identity and Design Network?). E che dire di quell’ammiccante e sbarazzina “&” commerciale? Si vuole forse preparare in forma subliminale il futuro e inesperto visitatore a quello che lo attende in materia di “esperienza unica e personale che Roma offre”, con orde di ambulanti pronti a piazzare patacche a ogni angolo e caffè-gelato-toast d’epoca a peso d’oro, se ci si siede a qualsiasi tavolinaccio dentro i confini delle mura Aureliane? C’è chi suggerisce che “Roma: tendone e furgone” renderebbe meglio e più realisticamente l’idea, ma intanto nuovi anglismi capitolini spuntano, dove meno te li aspetti. “Atac: Urban Breaths, l’arte sale in metropolitana” è, per esempio, la nuova iniziativa che l’azienda del trasporto pubblico capitolino sta per approntare “nelle fermate metro di Repubblica e Centocelle”. Consolati dal fatto che in metropolitana prima o poi non saliranno indisturbati solo giovani borseggiatori organizzati in comitive ma, grazie al progetto Periferica #ArtIsAct, nientemeno che l’arte, apprendiamo che “dal 16 al 22 febbraio una delle scalinate di accesso alla stazione di Repubblica (Metro A) verrà trasformata in un pianoforte mediante l’applicazione di particolari adesivi che renderanno ogni gradino un tasto dello strumento. Obiettivo dell’installazione è quello di creare un gioco interattivo che trasformi lo spettatore in ‘spett-attore’ sottolineando così il senso di un’arte che trova senso unicamente nella partecipazione attiva del pubblico”. Diciamo la verità: i romani hanno i loro problemi, ma il più urgente è che non vedevano l’ora di diventare “spett-attori”. Ora, grazie a “Urban Breaths”, si perdonerà all’Atac qualsiasi cosa. Per esempio, il fatto che nelle indicazioni sulle paline dei bus non siano mai segnalati anche in inglese i cambi di percorso del sabato e della domenica (difficilmente decrittabili, a dire la verità, anche per chi è di madrelingua italiana). Si sa, i turisti, in quanto tali, hanno parecchio tempo da perdere, e chissenefrega se aspettano a vuoto, in questo caso l’inglese sarebbe superfluo, per non dire cheap. Intanto, sui romani incombe pure l’arrivo di Bond, James Bond, nel senso della troupe del ventiquattresimo film della serie 007. Dal 19 febbraio al 12 marzo, Roma (anzi, Rome) farà da sfondo alle riprese, ma già si annuncia qualche intoppo. E’ stato necessario annullare una scena prevista nel bellissimo cimitero monumentale del Verano, perché l’Arciconfraternita religiosa dei Trapassati – molto vivace, a dispetto del nome – si è opposta all’invasione dello spazio cimiteriale da parte di mezzi e di strutture prevedibilmente ingombranti e rumorosi. Si è però subito trovata una degna alternativa nella grande piazza di fronte al Museo della Civiltà Romana, all’Eur. Lì nessuno potrà essere disturbato. Il museo è chiuso – anzi, proprio trapassato – e non si vede alcun segno di resurrezione. Né per lui né per la Civiltà Romana.
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