Nomen omen
Dopo aver vissuto gli anni della giovinezza a Firenze ed essere stato poi a lungo in giro per il mondo, come inviato di quotidiani e di televisioni, l’amico calabrese si considera ormai romano da almeno sei lustri. Un periodo di tempo ragguardevole, durante il quale avrebbe dovuto abituarsi ai modi della città e dei suoi abitanti. Eppure, non la smette di meravigliarsi. A sorprenderlo ogni volta è soprattutto il tipo particolare di umorismo locale. Un esempio, colto al volo dal finestrino aperto della macchina qualche giorno fa: il tassista apostrofa un venditore ambulante di fazzoletti, immancabilmente appostato al semaforo su viale Trastevere: “Io al posto tuo starei attento, vedrai che prima o poi te faranno paga’ l’Imu!”. Ma come gli vengono? si chiede, sinceramente ammirato, l’amico calabrese e ancora così poco romano da stupirsi delle battute dei romani. Il vicentino Guido Piovene, nel suo “Viaggio in Italia”, a suo modo una spiegazione l’aveva data: il popolo romano è il meno moralista che ci sia, ha scritto, non c’è nulla che possa prendere davvero sul serio e in lui ogni forma di ossequio, verso qualsiasi cosa o persona, è solo una verniciata superficiale. Nasce così, l’attitudine a combinare cose apparentemente lontanissime – l’ambulante fisso all’angolo e l’idea che prima o poi il Comune considererà quel pezzo di marciapiede tassabile secondo le regole che valgono per gli immobili. Inoltre, sentendo definire continuamente “eterna” la sua città, vale a dire la sua dimensione domestica, il romano si sente autorizzato a disconoscere qualsiasi altro tipo di grandezza e, quindi, di norma.
La magniloquenza con lui non funziona – provoca, anzi, l’incontenibile sberleffo – perché nulla gli appare meno serio di chi osi prendersi troppo sul serio. Ecco perché c’è da trasecolare, di fronte a certe iniziative dell’attuale Amministrazione capitolina, pensate (dicono) per mettere in comunicazione la cittadinanza con gli incaricati dei servizi alla cittadinanza medesima. A chi sarà venuto in mente di “personalizzare” le macchine spazzatrici dell’Ama con i nomi di chi le usa? Certamente a qualcuno che non ha nessuna idea dei romani. L’intenzione e l’occasione erano, dobbiamo riconoscerlo, apprezzabili: si è scoperto che giacevano nei depositi dell’Ama, l’azienda incaricata della pulizia della città, centocinquanta spazzatrici inutilizzate (alla buon’ora: le aveva comprate l’ex sindaco Alemanno e il successore Ignazio Marino se ne è accorto dopo appena due anni). Messe finalmente in funzione, cento delle spazzatrici redivive inalberano oggi, a coprire mezza fiancata, un bell’adesivone rosso e bianco, con i nomi di battesimo e l’iniziale del cognome dei due responsabili del funzionamento. Sotto i nomi, una scritta invita la cittadinanza a segnalare problemi e a dare suggerimenti. Ora, l’idea che gente incaricata e pagata per pulire le strade della città (stiamo parlando di questo e non di altro, anche se a Roma l’apparizione di una spazzatrice ha rivestito spesso, negli ultimi anni, le caratteristiche di un miracolo) abbia bisogno di segnalazioni e suggerimenti in materia è un’idea fatta apposta per scatenare il romano cinico e salace che è in noi. Ma come gli viene? chiediamo anche noi come l’amico calabrese. Pare di vederli – assessori, dirigenti dell’azienda, creativi, pubblicitari, copywriter e sì, perfino il sindaco – partorire, ispirati e contenti di sé, l’ennesima trovatina d’immagine tutto-fumo-niente-arrosto. “Ho chiesto di individuare un modo per personalizzare questi veicoli – aveva in effetti annunciato Marino qualche tempo fa – in modo che i cittadini sappiano chi devono ringraziare o con chi si devono lamentare se la loro strada non è pulita”. Ma ce li vedete i romani incarogniti e infami andare a denunciare “Giampiero I.” o “Sergio F.” all’inquisizione dell’Ama? E davvero il problema è che gli “operatori” dell’Ama (si chiamano così) devono essre disponibili a raccogliere suggerimenti invece che raccogliere la spazzatura (unico e fondamentale suggerimento che ci sentiamo di dare)? Dato che la realtà supera sempre la fantasia, per festeggiare l’esordio delle spazzatrici personalizzate (dette anche “spazzatrici nominali”: ma binominali, non uninominali come i collegi elettorali) è successo che una di queste, forse per un freno a mano non correttamente inserito, sia precipitata a marcia indietro, lo scorso 24 marzo, in una buca aperta per la riparazione di una condotta, nel quartiere Balduina, alle sei della mattina.
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