Mozart a Minsk

Umberto Silva

“Dorothea” Merkel, esperta di divorzi, saprà dividere gli uomini? L’odore del sangue e Chanel N° 5

    Putin, Poroshenko, Hollande, Merkel, tutti al tavolo, poi a stringersi le mani davanti alle tivù. Il pensiero di tanti va a Monaco 1938, alla foto in biancoenero che ritrae Hitler e Mussolini in pimpante divisa, Daladier e Chamberlain in sgualciti gilet che disgustarono il tonante Churchill: “Dovevate scegliere tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”. Ma davvero siamo a questo punto? A Minsk Poroshenko allunga a Putin la mano che gli sarà mozzata? Certo è che dalle nere scarpe spunta un pinguino che pare Hollande travestito da Mitterrand; gli arbitri della sanguinaria tenzone sanno di fare la parte dei fessi, ma non ce n’è un’altra. Beffardo, Putin-Don Giovanni rassicura il rassegnato Commendator Poroshenko, per poi di notte ritornare a stuprare Donna Anna; tutti noi applaudiamo la mozartiana messinscena. Per fortuna ecco Zerlina, la tosta contadina che sa destreggiarsi tra i marpioni e riesce a metterli al loro posto; il suo nome di battaglia è Angela Dorothea Merkel.

     

    A migliaia di chilometri, solitario nella Sala ovale, siede l’inquieto Obama. Barack non possiede la forte tempra della Merkel, alla quale il papà pastore di anime ha insegnato a guidare le pecorelle. Della ferrea Thatcher, Merkel non ha i sottomarini atomici ma una montagna di euro con cui bastona (vedi Tsipras) o offre carote (vedi sempre Tsipras). Dispensa dolcetti bavaresi, musi duri prussiani, cazzotti berlinesi e immaginette assai gradite dalla bianca città di Minsk nella cui cattedrale è custodita una preziosa Theotòkos. Intanto nella Sala ovale Obama legge con gusto il referto di una commissione del Pentagono che ha regalato al suo nemico l’autistica sindrome di Asperger: Putin avrebbe fin dalla nascita sofferto un “grosso evento emisferico al lobo sinistro temporale”. Che bel linguaggio cosmoapocalittico, chissà Vladimir come ne ha gioito! Certo non Angela, che sa come gli insulti non funzionino per nessuno, soprattutto se hanno un fondo di verità.

     

    Che Obama lasci filtrare certe macabre insinuazioni dice che a sua volta non sta bene con la testa. Per fortuna c’è Dorothea. Grazie al cielo lei ha la testa decisamente a posto e i “grossi eventi emisferici” non l’entusiasmano. Appartiene alle più solide creature della razza umana, quelle che vivono della quotidianità, le massaie da tanti pittori immortalate in sul calar del sole mai stanche, sempre pronte per il prossimo lavoro; per loro natura imperfette e cangianti tuttavia le cose del mondo esistono e i brogliacci vanno dipanati. Il separatismo ucraino è pane per i suoi denti: con una certa velocità Angela divorziò dal primo marito di cui tuttora mantiene il nome; un’indicazione a come risolvere certe separazioni. Basterà a Angela Dorothea Merkel il perfetto russo imparato nei tristi anni della Ddr a impartire una lezioncina di buone maniere all’insolente Vladimir? 

     

    In Ucraina due fronti si contrappongono, entrambi armati di interessi, ideali e bazooka: l’unità nazionale e il cuore filorusso, che “è uno zingaro e va” (Nicola di Bari) perché “ha ragioni che la ragione non conosce” (Pascal). L’Europa, la legge, i confini… siamo con lei  presidente Obama e Putin è un infido ingordo; pensi però se lei invece che con l’amata Michelle dovesse convivere per centinaia di anni con una donna che detesta. Già convivere con i repubblicani le dà un fastidio orrendo, s’immagini una moglie che ogni mattina mangiando le uova la fissa come se lei, presidente, fosse un cretino. Non sarebbe disposto a tutto ma proprio tutto pur di separarsi? Il primo marito, della cui qualità peraltro non sappiamo niente, non le andava più e ora Angela Merkel passeggia felice mano nella mano con il suo amato coniuge Joachim sotto gli alberi di limone.

     

    Riconciliarsi, perlomeno sopportarsi. Con tutto quel sangue versato che divide i contendenti come un torrente in piena? D’accordo che le stronze sono le donne più adorabili, quelle di cui nel momento stesso in cui le si proclama tali, di loro ci s’innamora follemente proprio per via del nome, stronza, così spudoratamente sessuale; ma un conto è lottare con le guêpières, un conto con i tanks. Meglio i tanks? Per molti sì; Sigmund Freud rimase esterrefatto alla vista dei soldatini che correvano eccitati al fronte piantando in asso le fidanzate piangenti: l’odore del sangue attira più di Chanel N° 5. Maledettamente attira i diavoli dell’Is, attiri un po’ anche noi, accidenti! Concludere con l’Ucraina e chissenefrega della Grecia, ha avuto paginoni che manco Fausto Coppi. Dalla Libia gli scud possono distruggere Roma, tutti al mare, a sparare.