Sepolti in casa

Umberto Silva
Nel bunker di Assad e consorte, l’avida Asma, costretti a celare i propri panni sporchi

    Cavaliere di Gran Croce decorato col Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana nel 2010, revocato per indegnità due anni dopo. Bravo Napolitano! In compenso a Bashar al Assad restano i Gran Collari del Venezuela, del Brasile, del Libano, governi pigri che quel che hanno dato hanno dato. A Bashar resta anche la moglie Asma, famosa per avere tentato di superare in spese dissennate la filippina Imelda Marcos e la più parca ed elegante Rania di Giordania. Viene segnalato come particolarmente vituperabile un lampadario di 400 mila sterline, che le sarà tornato alquanto utile nel tenebroso bunker antiraid in cui, insieme al marito, si è sepolta. Recentemente sono usciti allo scoperto, fotografata l’una mentre vezzeggia una scolaresca l’altro un gruppo di carristi, ma si vede che i due hanno l’aria di chi conti i secondi per rientrare di corsa nel bunker. Dopo Hitler, il bunker è tornato di moda e quello della coppia è sicuramente il più chic, ricavato da un’ala del palazzo reale. Il padre di Bashar, Hafiz, aveva preso provvedimenti, era uno che la sapeva lunga sugli umori dei sudditi, e dei fratelli.

     

    La situazione siriana è talmente stropicciata che risulta perverso cercare di spiegarla. Ma utile è cercare di capire cosa accade dentro il bunker, alla luce di quel poco che del loro caratterino hanno lasciato trapelare i due sposini quando ancora il sole li cullava. Lei, laureata in Informatica e Letteratura, è facile immaginarla china sul computer, dal quale ordinare ogni ben di Satana che possa esaudire la sua furia per lo shopping. Immaginiamoci l’attesa spasmodica di Asma sotto lo sguardo perplesso del marito, conscio che finché sua moglie avrà questi trastulli se ne starà lì, altrimenti fuggirà in Qatar con i figli, invitata dalla principessa Ayassa. Immagino che Asma legga. Forse qualche romanzo inglese, che le ricorda i bei tempi, quando col marito passeggiava per Bond Street, costringendolo a fermarsi ogni minuto per comprare foulard di Burberry, tacchi fetish di Galliano e chissà che altra ghiottoneria. Lui l’amava, pensava di farne la rosa del deserto, ed era beato nel vedere quella graziosa fanciulla con occhi un tantino spiritati e, all’esperto di fisiognomica, avidi; sì, avidi. Ma Bashar è un oculista per niente oculato, sennò avrebbe visto che quell’11 marzo di quattro anni fa la piazza era in fermento, e poteva sedurla o sedarla con le buone maniere, o mal che andasse emigrare a Londra dove Asma poteva comprarsi tutta Regent Street. Niente, cieco come una talpa per ubbidire agli amici di papà, che mica poteva portarseli tutti dietro a bere il tè al Savoy. La stampa accusa lei e il marito di tacere, ma che diavolo dovrebbero dire? Che tutto va bene? Che occorre sperare? Che il governo fa del suo meglio? Non si può parlare, né ora né mai, quel che sta accadendo in Siria resterà un monumento all’imbecillità degli umani, nessuno escluso.

     

    Come Assad tace, così è giocoforza tacere di lui. E’ una copia malriuscita del padre, che quando sterminò ventimila fratelli musulmani fu additato come mostro. Bashar il mite oculista è andato ben oltre, e nemmeno lui sa perché. Il destino decise che suo fratello, l’erede, andasse a sbattere con la Porche. Emulare un padre tiranno senza averne le capacità provoca disastri immani. E’ così assurdo Bashar al Assad che solo a parlarne fa venire i nervi, meglio stare sulla moglie, primo perché è una donna, secondo perché aleggia un che di mistero, di corte antica, di follia, che non è affatto male.

     

    Abdel Nour, ex consigliere di famiglia, ha dichiarato che la first lady vive al centro di una corte folle. Continua a vedersi come la rispettabile moglie di un presidente, convinta che la sua famiglia governerà per generazioni e il figlio Hafez succederà al padre. Non ha cuore, è ossessionata soltanto dall’essere chic e bella. Beh, che dire, in tanto orrore la follia di una donna è già qualcosa, il suo convincersi giornaliero, il correre di qua e di là, il guardarsi ad ogni istante allo specchio per smarrirsi sempre più, la carezza al figlio che probabilmente non si vedrà giovanotto, l’ostentato amore per il marito di pietra, il credere in lui, credere che esista, mentre fuori dal bunker il niente… I riti di una lussuosa pazzia preludono al talamo nuziale. Esausti per faticose finzioni, i coniugi si spogliano in silenzio. Giacciono uno accanto all’altra; gli occhi sbarrati dei morti viventi attendono l’alba.