La testa della tennista
Non solo Tsipras. Ben altri eroi nella greca polis da quando Ulisse diede luminoso esempio nella terra dei feaci, sicché ancora oggi i cittadini del mondo trovano negli atleti e in chi li supporta i loro politici più amati, alacri tutori d’una spudorata gioia. Vecchio combattente della racchetta, deputato alla volée, anch’io ho la mia eroina: ambasciatrice dell’Unicef e famosa tennista, la serba Ana Ivanovic è ospite fissa sul lettino YouTube delle mie notti, verso le tre, le ore migliori, quando si è un po’ assassini e un po’ santi, in grado di gustare al meglio certi deliziosi ricordi, certi desideri ancora onorati a costo di dolorosi strappi alla schiena. Il campo da tennis è il campo di battaglia della giovinezza, non la guerresca gioventù del calcio che scalpitando marina la scuola, ma la giovinezza studiosa e pensierosa dei Finzi Contini dai bianchi pantaloni, i calzoncini dell’incantevole Micol resuscitata da Dominique Sanda, i giovani amori che tra un diritto e un rovescio nascono e muoiono per tornare a vivere quando, alzando al cielo la palla del servizio, senti che la spalla ti duole.
La memoria è la politica del tempo, non mollarne la presa. Se lasci quel campo ove del doppio misto Eros è arbitro beffardo, sarai costretto a rimpiangerlo come “Il posto delle fragole” del bergmaniano professor Isak Borg; continua a solcarlo anche quando le tue gambe non sono più quelle di un tempo, allenati con Ana Ivanovic che corre di qua e di là, a fondo campo e sottorete, accarezzando palle impossibili. Con un sorriso accoglie i colpi andati a segno così come quelli andati a vuoto, e fiera stringe il pugno iniettandosi il coraggio.
Lei dà tutta se stessa
Cosa pensa Ana mentre spiazza la rivale con un civettuolo passante lungolinea? Cosa c’è nella testa di una tennista? In ognuna qualcosa di differente. La perenne trionfatrice, Serena Williams, fin dal suo incedere nello stadio appare di una volontà di potenza inaudita; quando raramente sbaglia il colpo, presa da incontenibile furore spacca la racchetta; i suoi servizi sono saette, soffio di ghibli il suo ansimare, per non parlare delle urla di guerra con cui tramortisce gli spettatori. Ana soccombe, per via di quella adolescenziale bellezza che non ha voluto sacrificare alla palestra. Mentre le sue rivali al pari degli antichi gladiatori ostentano l’implacabilità di colpi che gonfiano i bicipiti e i colli, Ana dà ben di più a chi la guarda, dà tutta se stessa. Non vince con la Williams e nemmeno con la Sharapova dal volto di ghepardo, ma vince comunque se vittoriosa è l’audacia di sfidare le leonesse con un mazzolin di rose e viole. Il suo colpo più sexy? Per radunare tutte le energie e sparare un diritto teso come una freccia Ana si accuccia sfiorando terra, come le giovinette quando fanno pipì. Garzoncella scherzosa, cotesta età fiorita…
Sul letto d’erba di Wimbledon andò in scena uno scespiriano dramma: Andy Murray si dilaniò tra l’amicizia per il principe Charles e il patriottismo scozzese. Mentre Balotelli attenta a tutte le squadre in cui milita. Su qualsivoglia letto, a giocare la partita è sempre l’Es sgambettato dal Superio.
La politica di Ana: guardatela quando si allunga all’indietro per raccattare in extremis un pallonetto e rotola su se stessa mostrando le mutande dai mille colori del mondo, e ride di cuore. Ana è l’antidoto alla trista pornografia imperante nel web, causa prima delle infinite masturbazioni che sviano gli uomini dalla verità dei corpi femminili. Ana ci riconduce sulla strada maestra del desiderio che esige l’impegno, quale ci indica la Vergine Maria quando con il delicato piedino schiaccia il subdolo serpente dalle tristi voglie.
Ana s’abbandona a colpi magistrali, anche se poi, sfinita dalla sua stessa generosità, soccombe all’impero della forza bruta; ma a quel punto il suo cedere ha conquistato il cuore di noi tutti tennisti e ci riempie di slancio: vorremmo essere accanto a lei e fermare la palla che sfugge alla sua presa. Forza amico dalla spalla dolente, volgendo la schiena alla rete, simile a un Dio ti librerai nell’aria e di rovescio schiaccerai la palla.
Il Foglio sportivo - in corpore sano