Don Camillo o Mike?
Perché la chiesa paurosamente vacilla? Colpa della pedofilia? Bah, basta leggere il racconto “Sarrasine” di Balzac per capire quanto in certi tempi i cardinali le fossero devoti, alla pedofilia, a livelli ben più elevati: solo i castrati dell’Opera di bella voce e fattezze avevano diritto di accedere alle lussuriose stanze dei palazzi cardinalizi. Sfarzosi crimini che con ammirazione i fedeli si passavano di bocca in bocca, e quando nel 1748 Papa Benedetto XIV tentò di bandire i castrati dalle chiese, il popolo minacciò di disertarle. Ma se non proprio e soltanto i pedofili, chi è il colpevole del disastro della chiesa? Quel Francesco che viene dalla fine del mondo attirando su di sé una pelosa benevolenza sottratta alla chiesa? Povero cristo lasciamolo in pace, c’è chi lo accusa di osare troppo e chi poco, assomiglia al coraggioso Tùpac Amaru squartato in quattro dai cavalli spagnoli. Direi piuttosto colpa di quei fresconi che credono a tutto – a Grillo e a Salvini, alla Le Pen e a Sarkozy, ai politici e alla ripresa economica – tranne che a Dio e alla sua chiesa, senza la quale saremmo ora bestie selvagge alla pari dell’Isis. Che peraltro ci offre l’occasione di una splendida crociata.
Povero Francesco, il suo viso non suggerisce Dio, il paradiso o chissà, è un volto stanco, ansioso di far qualcosa d’importante mentre sempre più faticosamente il tempo si annoda nelle mani delle Moire e la cupa Atropo è pronta a tagliarlo. E’ un uomo più che degno Francesco, ma gli preferisco Emma Stone col quell’irresistibile labbro superiore sempre leggermente alzato nel film più deliziosamente stupidino dell’anno, “Magic in the Moonlight”; lì ho visto gli angeli. Perché lì e non in una chiesa? Perché in quella fascinosa Costa Azzurra si gioca con l’amore, e a tessere la volatile trama è Dio incarnato in una sapiente zietta. Guardo brani di questo film ogni notte, è la mia serena preghiera, e non c’è enciclica papale o rosario che tengano il confronto. Perché? Perché Emma e compagnia angelica parlano, passeggiano, scherzano, rompono le auto, guardano il cielo stellato, s’imbrogliano, litigano… fin dal primo minuto irreparabilmente destinati ad amarsi. La chiesa era grande quando produceva desiderio, i maliziosi dipinti commissionati agli artisti, gli indecifrabili affreschi, la vertiginosa maestà delle chiese erano tutti atti d’amore. La chiesa ancora trionfava alla fine degli anni Cinquanta, quando noi ragazzi si andava a sbirciare le ben protette gambe delle fanciulle intanto che rimbombava la minacciosa predica del parroco, che prometteva a noi tutti le delizie del peccato. E che piacere vedere le ragazze confessarsi, inginocchiate a dire… cosa? Mah, forse gli atti impuri che fantasticavano con noi ragazzi… e noi con loro… Eros volava tra i pilastri e le vetrate della chiesa, si accucciava sotto i banchi, seminava frecce. Ora non più. Artritici, i giovani di un tempo hanno abbandonato gli inginocchiatoi per le senili terme e il triste fango mentre i ragazzi e le ragazze di oggi agli incontri nelle chiese preferiscono quelli con il computer, il computo della loro pigrizia. Fino agli anni Cinquanta ancora si credeva in Dio e nella sua chiesa e in Don Camillo, poi si cominciò a credere in Mike Bongiorno e fu l’inizio della fine. C’era un Signore più accattivante del Papa, un tipo le cui parole snocciolavano la religione del nostro tempo, un Nulla perbene, sano e santo, solido e accattivante, promettente. Tutto cominciava a diventare possibile, Mike era amico di Giovanni Paolo II, sciava con lui e si dichiarava un fervente rosminiano. Con Bongiorno crebbe tutta una genia di simpatici e arguti presentatori e parlatori che subissarono il Verbo ecclesiastico, che dal canto suo si rifiutò di contrastare i nuovi profeti: la chiesa era ancora troppo aristocratica per fare concorrenza alla tivù. La fecero le Br, che si presentarono come un osceno Tutto. L’amore era sparito.
Aristocratica la chiesa lo è ancora, nonostante la recente virata di Papa Bergoglio che, della chiesa disperando, cerca di accostarsi al mondo come crede che sia. Ci prova ma non ci riesce granché, è comunque un Papa e i suoi interventi tradiscono pur sempre l’impronta della divinità: lo Spirito Santo non si degna di competere con la spiritosaggine.
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