Il secolo in progress

Umberto Silva
L’occidente precipita in un inarrestabile moto all’indietro. Colpa pure degli uomini possibili

    Se gli anni Quaranta hanno visto lo sfacelo ma anche la resurrezione dell’Italia, quelli Cinquanta li si ricorda nobili e forti, in un bianco e nero che strappa una lacrima. E i Sessanta? Simpatici e un po’ sciocchini, certo più gradevoli degli orrendi Settanta, funebri e dementi. Poi gli anni Ottanta, dove un eccesso di euforia sfociò nel pasticcio dei Novanta, e se il Duemila tirava a campare ora appare la Grande Crisi nelle sue tre diramazioni: economica, religiosa, sessuale. Inaspettata la prima, strettamente tra di loro legate le altre due, anche se un nesso tra le tre esiste: quando l’economia va male e risulta difficile se non addirittura impossibile godere dei beni materiali, ci si rifugia negli equivoci della virtù.

     

    Agli inizi dell’anno 2013 la chiesa era un cadavere che sembrava non dovesse più risorgere, Benedetto aveva gettato la spugna, le continue accuse di pedofilia rivolte al clero l’avevano stremato, occorreva qualcosa, qualcuno, che distraesse da tanto fango. Bergoglio gorgoglia e i nemici della chiesa stanno al gioco, inneggiano a Francesco e colpiscono duro il Vaticano. Il Papa concede un po’ qua un po’ là, ammicca e fa capire che lui farebbe anche altro se potesse, lancia cifrati messaggi a dire che con certa gente lui non c’entra. E i modernisti, i laici, i non credenti? Pensano di essere loro la chiesa, non nel senso antico di comunità quanto in quello moderno che ha svilito i critici cinematografici, un tempo venerati: gli spettatori escono dalla sala esternando la loro opinione e guai a chi li contraddice. Non più la chiesa è madre dei suoi fedeli quanto piuttosto sono i non credenti  ad essere materni con la chiesa, con Dio, la Madonna e compagnia bella. Li considerano ottime persone ma poco intelligenti, che vanno educate e guidate.

     

    E’ in questa apocalisse vaticana che si è scatenata la terza crisi, la fine del mondo così come per tanti secoli è stato. Come è stato? In progress. Un lentissimo faticosissimo progresso che ha portato gli umani a inoltrarsi nella civilizzazione, introducendo usi e leggi sempre più consone. All’improvviso, un violento contraccolpo: l’occidente ha picconato i suoi baluardi e precipita in un inarrestabile moto all’indietro, come se bramasse tornare all’età paleolitica, almeno per quel che concerne la sessualità. Grazie anche a qualcosa che è chiamata scienza ma in realtà è solo condiscendenza, si torna agli inizi, in un mondo in cui tutto è permesso. Hanno dato il là gli Stati Uniti d’America, la nazione più squinternata in fatto di sessualità, al punto di condannare la sodomia, fin anche se praticato tra coniugi etero. E quali punizioni: nella Carolina del Sud addirittura fino a dieci anni di carcere! Roba da pazzi. Solo da qualche anno i governanti americani hanno abolito quella legge per instaurarne un’altra: niente più prigione per il sesso anale, ma quale risarcimento un premio per chi lo pratica: se vogliono sposarsi, possono, etero o omo che siano. Che c’entra la penetrazione anale con i fiori d’arancio resta un mistero. Troppa fretta, nessuna meditazione, in pochi mesi si è distrutto quel che indiscusso vigeva da millenni,  c’è qualcosa di comico in tutto ciò, di farsesco, di tragicomico, di tragico. Non c’è da meravigliarsi se poi il medio oriente è diventato un inestricabile caos. Ma che c’entra? Eh, meditate.  

     

    Comunque sia basta con l’insultare gli omosex come i soli e più alacri distruttori dell’ultra millenaria civiltà. Basta anche accusare le donne d’innamorarsi di loro, privandosi così di possibili pretendenti; soprattutto se un po’ steriche, le donne hanno sempre inseguito “l’uomo impossibile”, e chi più lo è di un uomo che a sua volta insegue altri uomini? L’uomo impossibile almeno fa sognare, il possibilista riempie di malinconia. Se c’è un colpevole è proprio lui, l’uomo possibile, il maritino: vergognatevi uomini che non sapete, né davvero volete, suscitare desiderio e amore!