Galantuomo a chi?

Umberto Silva
Il tempo è un delinquente, rende attraenti anche le cose peggiori. Fin dai tempi di Adamo ed Eva

    Coloro che furono e sono sgozzati dall’Isis vivono nel nostro cuore, ancora per poco. Altro urge, di più attraente. Come tutte le umane ferocie, anche quelle dell’Isis prima o poi saranno apprezzate e gli assassini esaltati e premiati; basti pensare alla medaglia testé conferita al signor Kusterer dal sindaco tedesco per i grandi servigi resi ai bambini di Marzabotto, che a suo tempo bruciò e mitragliò affinché senz’ombra di colpa si presentassero in cielo. Il tempo non è un galantuomo ma un delinquente; quell’Assad che ha sterminato il suo popolo ora è disposto a concedergli un condono tombale, felice di assolvere la sua gente dal crimine di essere morta. Il tempo è un mascalzone, le teste tagliate dalla rivoluzione francese furono ben più di quelle dell’Isis, almeno trentamila, e molti erano colli di nobili fanciulle; si è pianto su di loro solo per qualche giorno, che subito ci pensò Napoleone a lever l’étendard sanglant facendo a pezzi milioni di ragazzi. Punizione: osanna per la Révolution e monumenti per Napoleone. La Grandeur è fatta d’infinite bassezze.

     

    Il tempo, il delitto, il peccato. Leggo di un tizio che si scandalizza di come, per duemila anni, si sia potuto adorare un Dio che per una pippa mandava il reprobo all’inferno per l’eternità. Che mostro, un torturatore miliardi di volte peggiore di Hitler! Sennonché Dio non ha mai fatto e neppure detto cose simili, questa notte gliel’ho chiesto ed è scoppiato in una risata: “Eh, ’sti uomini”. Sadico era il suo figliolo Gesù? Figurarsi, si fece torturare e morì per noi tutti, Barabba compreso. Allora, di chi è l’idea dell’inferno eterno? Dei preti, e dei sovrani che foraggiavano la religio, instrumentum regni? Beh, dobbiamo ringraziarli, senza questo spauracchio gli umani avrebbero fatto molto peggio. Inoltre ci hanno regalato il paradiso, che per tanti secoli ha confortato i disgraziati, i moribondi e un po’ tutti quanti. Adesso che il paradiso è scomparso fin dalle prediche, siamo tutti diventati consapevoli e aggiornati, sicché quando arriva il momento di finire nel nulla eterno ci vengono certe facce lunghe lunghe.

     

    Il dono dell’inferno è stato comunque più importante di quello del paradiso; da un lato minacciava i cattivi, dall’altro eccitava gli incerti. “Continua così e andrai all’inferno”, mi diceva spesso il mio padre spirituale, e questo era per me un incoraggiamento come se mi dicesse “va’ e colpisci”, o “coraggio mio prode”. Il peccato sanciva l’uscita dalla famiglia d’origine, marcava il divenire uomo desideroso di una donna, un rito iniziatico ben più coraggioso di battesimi, comunioni e cresime dove il bambino ancora subisce il dettato paterno. La ribellione al Padre Spirituale, sia esso prete o professore o genitore, è il momento più ardito e piacevole dell’esistenza, quello che sfidando il Dio del canone ci permette di riconoscerLo come tale. Esistere significa ammettere alla nostra tavola Desiderio e Amore, sfidando le fiamme dell’inferno, anzi, di più, assaporandone il fuoco che arde in ciascuno di noi. I preti, quelli veri, quelli che a loro volta hanno conosciuto il peccato, quello vero, quello che infuoca lo spirito e promuove l’intelligenza, ben sanno tutto questo e ne sono i sostenitori. Sciocchi coloro che li tacciano di fanatismo e vorrebbero eliminarli; l’ammonimento del prete è in realtà un incoraggiamento a osare di vivere la fede, che è ben altro e ben oltre la misera fedeltà, il déjà-vu; la fede è in quel che d’inedito si fa. Fanatico chi interpreta la parola di Dio e dei suoi vicari nel più vile e ossequioso dei modi, credendo di potere vivere da morto. “Dannati”, Dio chiama i suoi fedelissimi, volgendo amorosi occhi e orecchi al Figliol Prodigo che torna carico di peccaminosi racconti.

     

    Nel Compendio del Catechismo della chiesa cattolica il peccato è definito come “una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna”; parole sante: il peccato infrange la Legge eterna e permette ad Adamo ed Eva di cominciare la storia. Il peccato è sempre di una grande originalità, all’opposto dei miserabili reati e dei disgustosi delitti; meravigliosamente originale fu il peccato di Dio, la Creazione. Lì il tempo ebbe inizio, munifico e traditore, e se ne tenga conto, che lo si viva nel migliore dei modi, puntando all’impresa, al silenzio, alla cenere.