Ode a Benigni
Schiavo di antichi pregiudizi è chi oggi attacca il comico per il suo sì al referendum d’ottobre.
Al tavolino accanto al mio, due signori di mezza età dialogano con accanimento. Il tema è il referendum, dal suono sempre più funereo. “Sia gentile, mi spieghi perché mai Benigni, che è sempre stato comunista, ora dovrebbe votare con la destra?”. “Semplice, perché il Pd non è più un partito comunista. Non se n’è accorto?”. “Si che me ne sono accorto. E non le va bene che finalmente il partito comunista sia diventato riformista?”. “No, caro, non va proprio bene, perché il Pd non è un vero partito riformista, è un partito di destra che si finge riformista”. “Pensavo che di destra fossero gli altri, Berlusconi, Salvini, Meloni”. “Sì che lo sono, ma una destra al chiaro di luna, che non rinnega d’esserlo; quelli del Pd invece, del Pd renziano, sono falsi sinistri e falsi destri, falsi falsi insomma”. “Falsi? Ma se il loro nume tutelare è nientemeno che Napolitano, il comunista più riformista della storia italiana, il più saggio e giusto”. “Lo era, forse, ma adesso è diventato anche lui un falso riformista”. “Lei straparla. E Benigni…”. “E’ un traditore, non c’è dubbio. E mi fermo qui, perché c’è un signore che fingendo di leggere il giornale ci sta ascoltando”. “Che ascolti pure, non ho niente da nascondere. Quindi?”. “Appello al popolo: nessuno più in piazza a sentire l’inferno benignano! Tra l’altro recita come un cane latra”. “Lei sta esagerando, Benigni è un grande attore”. “E’ un travestito”. “In che senso?”. “E’ un opportunista; lo è sempre stato, un Pinocchio, un pidocchio”.
“Lei è un fanatico. Non pensa che Benigni potrebbe avere una propria idea delle cose?”. “Un pidocchio non ha idee. Dario Fo è scandalizzato, schifato”. “Schifato?”. “Dovrebbe vederlo”. “Perché, com’è?”. “Lei odia Fo, vero?”. “Ma no, Fo è una persona seria e non ha mai fatto ridere nessuno”. “Insinua?”. “Assolutamente no”. “Le dico una cosa”. “L’ascolto”. “Persino Salvini è più umano di Benigni. Votando no, Salvini potrà dire d’avere fatto qualcosa di buono nella sua squallida vita”. “Si salverà?”. “Sì, Salvini si salverà”. “E lei, si salverà?”. “Io sono fermamente ancorato al Pd fin dalla fondazione, quando si chiamava Pds”. “E gli vota contro!”. “Certo, se no che piddino sarei?”. “Io penso che un elettore del Pd dovrebbe votare Pd”. “Perché?”. “Innanzitutto è una tradizione più che ventennale, in secondo luogo perché un vero Pd non è Pd”. “Quindi lei, che è della parte sana del Pd, voterà con quelli di destra?!”. “Perché fa quella faccia? Quando tocca tocca”. “Dura, eh?”. “Eh sì, che Stalin ci aiuti”. “Che c’entra Stalin?”. “Il patto con Ribbentrop abbiamo dovuto sorbircelo, ora ci sorbiamo quelli là”. “Per la patria?”. “Per metterla in quel posto a un po’ di gente”.
“Berlusconi se la ride”. “Non ne sarei sicuro. Votare no è votare contro Berlusconi, possibile che lei non lo capisca?”. “Non troppo”. “Ci pensi bene”. “Ah, ho capito”. “Mi fa piacere, ma lei cos’è in realtà? Cosa vota?”. “Boh”. “Ho capito, lei è un qualunquista, la peggiore delle specie”. “Può darsi”. “Se la Pasionaria fosse ancora viva sarebbero cazzi”. “Probabile”. “La Ibárruri non ha mai tradito”. “Io sì, qualche volta”. “La immagino”. “Non credo”. “Ho un’immaginazione molto forte per certe cose”. “Le credo”. “Lei odia la Pasionaria, vero?”. “Per niente”. “Ce ne fossero di donne così”. “In che senso?”. “Donne tutte d’un pezzo”. “Boh”. “Pardon, dimenticavo, lei è un qualunquista”. “Un po”. “Uno come Benigni”. “Fuochino”. “Ma non è Benigni”. “Non lo so”. “Io lo so: lei non è lui”. “Bontà sua”. “Lei però vorrebbe esserlo”. “Forse”. “Ma c’è una cosa che lei non sa”. “Sono tutto orecchie”. “Dario Fo…”.
Grazie signori, avete ben recitato la vostra parte. E’ ora il momento di lasciare la parola a Lui: “Anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì”. Coro di pernacchie, non le mie. Trovo queste nobili parole di Roberto Benigni il vertice di una comica poetica e di una virile etica. Che i suoi amici cessino tutt’a un tratto di amarlo e gli ammiratori di ammirarlo, dice che in realtà mai l’hanno davvero amato e ammirato. Che come iene gli urlino del venduto è lo spettacolo più schifoso oggi in Italia. Venduti loro, schiavi di antichi pregiudizi che più nessuno si sogna di comprare.
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